Cosa fare, cosa vedere: consigli per visitare Dolceacqua
Di Dolceacqua i turisti conservano soprattutto la pittoresca immagine dello slanciato ponte in pietra che scavalca il torrente Nervia con lo sfondo del diroccato castello. Claude Monet nel 1884, definì l’arcatura «un gioiello di leggerezza» e la ritrasse in ben quattro dei suoi dipinti.
Il ponte, con un arco di 32 m di luce e un’altezza di 9 m, unisce le parti storiche dell’abitato. Il quartiere antico, denominato la ‘Terra’, sta sulla sponda sinistra, arroccato al piede del castello; quello sulla sponda opposta è il ‘Borgo’, di vocazione commerciale, allungato sulla strada di fondovalle. Siamo nell’entroterra di Ventimiglia, a pochi chilometri dal mare.
Qui però si respira l’aria frizzante delle Alpi Marittime e le case hanno una solidità che serve a proteggere dalle stagioni inclementi. Il paese è circondato da terrazzi di ulivi: sono le ‘fasce’ liguri, opere di modellamento dei pendii per farne appezzamenti coltivi. Citata per la prima volta nel 1151, come sito monastico e punto di controllo sulle vie ‘del sale’ verso il Piemonte, Dolceacqua fu dal 1267 feudo della potente famiglia dei Doria. Quelli sotto l’ombra della Repubblica di Genova prima e poi dei Savoia, dal 1643, saranno legami duraturi.
Intorno alla metà del XVII secolo Dolceacqua fu anche brevemente eletta a marchesato. La ‘Terra’ è il nucleo originario, costruito con criteri di difesa e abbraccia su diversi piani concentrici l’altura della rocca. I passaggi coperti, gli interstizi fra le case, le scalinate isolavano il caseggiato come fosse un ridotto difensivo. Vi erano passaggi segreti e porte a protezione dagli assalitori. Il castello, nonostante i ruderi, è visitabile; fu fatto e rifatto fino al XVII secolo, ma il primitivo impianto è della metà del XII secolo.
LA PROCESSIONE DI SAN SEBASTIANO
Nell’oratorio di S. Sebastiano è custodita la statua lignea del santo, attribuita ad Anton Maria Maragliano. La domenica più vicina al 20 gennaio, festa del santo, un albero di alloro, ornato di ostie colorate, precede in processione la statua e i rappresentanti di numerose confraternite liguri e provenzali, particolarmente attive anche oggi. Alla fine l’albero viene spogliato e le ostie consumate dai fedeli per preservarli dalle malattie.
Da non perdere a Dolceacqua
S. Giorgio
La pieve risale a prima dell’XI secolo; fu in seguito rimaneggiata alterando le navate fino a realizzare una sola ampia aula con abside e cripta. In questa sono collocati i sepolcri di Stefano e Giulio Doria, due fra le più insigni figure della casata che ebbe in sorte le vicende di Dolceacqua.
S. Antonio Abate
La chiesa conserva un magnifico polittico di Lodovico Brea, del 1515, raffigurante Santa Devota.
Le michette
Sono dolci che rievocano la fine dell’abuso dello jus primae noctis, perpetrato fino al 1364. Ogni anno le ragazze del paese le donano ai giovani durante una allegra processione musicale fra i carruggi che ha luogo il 16 agosto nell’ambito della Sagra della michetta.
L’olio di Dolceacqua
Merita la reputazione di bontà, assieme al Rossese, primo vino ligure a fregiarsi dell’etichetta Doc: Rossese, cioe ‘rocese’, tratto dalla
viva roccia.
Informazioni utili per visitare Dolceacqua
Metri 51 •â€„Abitanti 2074 •â€„Imperia 63 km •â€„Ecotour Treno fino a Ventimiglia
(www.trenitalia.com), da qui autobus (Riviera Trasporti, linea 7, www.rivieratrasporti.it) 
•â€„Info Iat, via Barberis Colomba 3, tel. 0184206666, www.dolceacqua.it
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