Cosa fare, cosa vedere: consigli per visitare Gavoi
«Grano, orzo, legumi, vini, lino, canape, ghiandiferi e fruttiferi d’ogni specie, e segnatamente ciliegi, ortaglie in quantità; bestiame e formaggio in abbondanza; anguille e trote nelle acque del Gusana, ambedue molto vantate per la grossezza e per il sapore; apicoltura e cacciagione. Quasi in tutte le case si tessono tele di lino e di canapa, panni, tappeti, bisacce…». Insomma una terra di Bengodi la Gavoi di fine Ottocento, sintetizzata in una corografia della regione. La Barbagia, che una cattiva propaganda elesse a terra di pastori e di banditi, aveva invece le sue ricchezze e i suoi vanti. I gavoini andavano noti per la produzione esclusiva di morsi, speroni e finimenti per cavalli, oggetti che esportavano in abbondanza su tutti i mercati dell’isola. La ritenevano un’arte nobile direttamente tramandata dai progenitori di antichissima origine troiana, invitti contro le armi cartaginesi e romane. Oggi Gavoi, disposta sul digradante pendio di una conca boscosa, si frequenta per la villeggiatura estiva grazie anche alle attrattive dei vicini Gennargentu e lago di Gusana; le case di pietra del centro storico sono in granito, spesse di muratura e incredibilmente fresche all’interno. Tra le produzioni tipiche non si può non citare il pecorino fiore sardo.