Cosa fare, cosa vedere: consigli per visitare Varallo
Limitare la visita di Varallo al celeberrimo Sacro Monte è semplice ma non saggio. A essa va accostata quella del centro storico. Capoluogo della Valsesia, Varallo è un perfetto esempio di evoluzione urbana di stili e modelli, dal nucleo medievale, al caposaldo della fede, al luogo di villeggiatura di fine Ottocento. Presso il ‘ponte di Varade’ sul fiume Mastallone, citato nel 1025, si formò un borgo che, liberatosi dal giogo feudale, si eresse in libero Comune avocando a sé, dal 1217, la giurisdizione sull’alta Valsesia. La difesa delle autonomie passò indenne nei secoli, sotto le signorie milanesi, sotto gli spagnoli, con i Savoia fino a quando Varallo, nel 1814, acquisì titolo di città. La Varallo vecchia, presso il citato ponte, ha impianto compatto con ombrosi vicoli. Le case hanno facciate strette, alte finestre, intonaci consunti dal tempo ma ravvivati da ferri, balconcini, cornici e ornati ai portoni. Innumerevoli gli edifici di culto: la collegiata di S. Gaudenzio, le chiese di S. Maria delle Grazie e di S. Marco, la chiesa di Loreto. Solo la collegiata è del XIII secolo, tutte le altre fabbriche attengono al XV secolo, periodo fulgido se solo si pensa allo straordinario episodio del Sacro Monte, in cui si esercitarono tutti i grandi artisti lombardi e piemontesi del periodo. Varallo conobbe anche una felice stagione nella seconda metà dell’Ottocento con la costruzione dello stabilimento idroterapico, oggi centro civico, di strade alberate, di quartieri a villini, e con l’arrivo della ferrovia. LA PINACOTECA DI VARALLO Istituita nel 1885 e allogata nel palazzo dei Musei, è fra le prime del Piemonte per collezioni e varietà delle opere. Si ammirano affreschi staccati dalle chiese della valle, tavole, bronzi, statue lignee, disegni e acquerelli. Ancora una volta, anche qui come negli edifici sacri, sono le opere di Gaudenzio Ferrari e di Tanzio da Varallo a dare il maggior lustro (www.pinacotecadivarallo.it).