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10 borghi dove scoprire l'arte della ceramica

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La ceramica – intesa sia come materiale, sia come prodotto – è talmente comune nella vita quotidiana da non farci più caso, ma la sua storia è antichissima e piena di curiosità. A partire dal fatto che il nome è una sorta di “contenitore” e comprende la terracotta, la maiolica e la porcellana.

Gli appellativi diversi indicano differenti lavorazioni e caratteristiche. La terracotta è una ceramica a pasta porosa, dal colore che varia dal giallo al rosso mattone. La maiolica è terracotta rivestita di smalto (per lo più a base di stagno), decorato e ricotto con o senza l’aggiunta di una “velatura” di un materiale chiamato “cristallino”. La porcellana è una ceramica a pasta compatta, rivestita da uno strato trasparente e smaltata.

L’arte della ceramica è una delle (tante) eccellenze d’Italia ed è indissolubilmente intrecciata alla storia, alla società e alla tradizione di molti borghi e città del Belpaese. Qui ne trovate dieci che la raccontano da diversi punti di vista e che rappresentano uno straordinario patrimonio artistico e culturale.

1. Nove (Veneto)

Nove è uno dei comuni che si contendono l’appellativo di “Città della Ceramica”. Nel caso del piccolo borgo in provincia di Vicenza, la produzione è iniziata nel XVIII secolo, incentivata dalla Repubblica di Venezia. In questo contesto, nel 1752, il consiglio dei “Savi della Mercanzia” della Serenissima ha accordato al novese Pasquale Antonibon il privilegio di produrre per vent’anni maiolica di qualità senza pagare le tasse.

Da allora, il settore ha conosciuto una crescita continua: la fama dei manufatti di Nove ha superato i confini nazionali e nel 1955 è stato inaugurato il Museo della Ceramica. Il sigillo della tradizione del borgo è chiamato “Fiori Nove” ed è un ricco decoro barocco, costituito da una rosa centrale, intorno alla quale sboccia – letteralmente – una moltitudine di altri fiori. 

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2. Faenza (Emilia-Romagna)

Quella prodotta a Faenza è così famosa, che all’estero la maiolica viene chiamata genericamente “Faïence” o “Faience”, il nome del borgo in francese e in inglese. La tradizione ceramica del comune in provincia di Ravenna è antichissima – risale al I secolo – e ha il suo emblema in una maiolica con un rivestimento vetroso opacizzato con l’ossido di stagno (“Faenza smaltata”). 

La città è sede del Museo Internazionale delle Ceramiche (MIC), riconosciuto “Espressione dell’arte ceramica nel mondo” dal club UNESCO di Forlì, e nel centro storico ospita numerose botteghe artigiane. Inoltre, ogni due anni, a settembre, diventa una “laboratorio a cielo aperto”, durante la mostra mercato internazionale “Argillà Italia”. Oltre che per la ceramica, Faenza è famosa anche per il Palio del Niballo, che si svolge nel mese di giugno ed è una delle più antiche giostre conosciute.

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3. Montelupo Fiorentino (Toscana)

La produzione della ceramica a Montelupo Fiorentino è iniziata nel Duecento, ma è stato tra il 1450 e il 1530 che ha raggiunto il momento di maggiore lustro ed espansione. Nel comune vicino a Firenze si contavano ben 50 fornaci e le sue maioliche venivano esportate in tutto il mondo, così come le conoscenze tecniche e artistiche con le quali erano realizzate. In questo periodo, infatti, diversi maestri montelupini sono andati a lavorare a Faenza e Caltagirone.

La produzione ceramica del borgo ha subito un duro colpo dalla “grande peste” del 1630, ma ha trovato una (temporanea) rinascita qualche anno dopo con gli “arlecchini” o “mastacci”. Questi ultimi sono piatti su cui sono raffigurati in maniera naïf e coloratissima personaggi della tradizione popolare, in primis i temuti e odiati Lanzichenecchi di Carlo V.

4. Deruta (Umbria)

Fondata – secondo la tradizione – dai perugini in fuga dalla loro città data alle fiamme da Ottaviano, Deruta produceva ceramica già all’epoca dei Romani, ma le prime testimonianze certe risalgono al Duecento. L’attività è cresciuta rapidamente e ha raggiunto il picco tra il XV e il XVI secolo, passando da oggetti comuni a suppellettili di pregio e sperimentando diverse tecniche e stili.

Il decoro simbolo di Deruta è il “raffaellesco”, un intreccio di grottesche e arabeschi, mentre la lavorazione più caratteristica è quella “a lustro”, che produce effetti cromatici iridescenti. Tutti e due sono raccontati nel Museo regionale della ceramica, che custodisce anche gli scavi di alcune fornaci del XV e del XVI secolo. Un’altra – completamente restaurata – si trova nel centro storico, mentre poco fuori sorge il santuario della Madonna del Bagno, famoso per custodire più di 700 mattonelle votive.

5. Castelli (Abruzzo)

Castelli conta meno di mille abitanti, ma è famoso in tutto il mondo per la sua ceramica artistica dal design ricercato e dai decori raffinati. Il piccolo borgo in provincia di Teramo si è affermato come centro d’eccellenza nella produzione della maiolica nel Rinascimento e custodisce alcuni straordinari tesori artistici. 

Il più celebre è il soffitto della Chiesa di San Donato, realizzato con circa mille piastrelle finemente dipinte, che ha ispirato a Carlo Levi l’appellativo di “Cappella Sistina della maiolica” per il piccolo luogo di culto. Importante e di pregevole fattura è anche il crocifisso di ceramica secentesco conservato nella Chiesa di San Giovanni Battista. Il Museo delle Ceramiche, infine, è un vero e proprio excursus nella lunga tradizione dell’arte della maiolica di Castelli. 

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6. Vietri sul Mare (Campania)

La grande cupola colorata della Chiesa di San Giovanni Battista – realizzata nel 1902 – è il “biglietto da visita” della tradizione ceramica di Vietri sul Mare. L’arte della maiolica del piccolo comune campano ha origini molto antiche, ma la produzione dalla quale si è sviluppata quella odierna risale al Rinascimento.

Il borgo ospita numerose botteghe e negozi di oggetti decorativi e vasellame e gli edifici stessi – tra cui la Villa Comunale e l’Arciconfraternita dell’Annunziata e del Rosario – sono adornati di piastrelle e formelle. San Giovanni Battista è impreziosita da maioliche e ceramiche anche all’interno, ma la maggior parte della produzione artistica locale è conservata al Museo provinciale della ceramica.

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7. Capodimonte (Campania)

Capodimonte è “solo” un rione di Napoli, ma la sua tradizione nella produzione della porcellana è famosa in tutto il mondo. A darle il via è stato Carlo III di Borbone, che nel 1743 ha creato all’interno della reggia la Real Fabbrica di Capodimonte (oggi polo museale insieme alla residenza borbonica). Quando è tornato in Spagna, il sovrano ha portato con sé tutte le opere realizzate, ma il figlio Ferdinando IV ha aperto una nuova manifattura nel 1773. 

La produzione è continuata anche sotto la dominazione francese e in epoca moderna ed è caratterizzata da un “impasto tenero” (senza caolino) e da una decorazione opulenta e ricca di dettagli. Il “Salottino di Porcellana” è considerato uno dei più alti esempi dello stile “Capodimonte”, ma la tradizione napoletana annovera anche servizi da tavola, vasellame e oggetti decorativi.

8. Grottaglie (Puglia)

Grottaglie è il borgo più celebre nella tradizione ceramica della Puglia. La produzione della maiolica ha una storia secolare ed è raccontata e tramandata dal “Quartiere delle Ceramiche”. “Li Camenn’re” – come viene chiamato nel dialetto del posto – si allunga ai piedi del Castello Episcopio ed è costituito da una cinquantina di botteghe artigiane, molte delle quali scavate nella roccia della gravina di San Giorgio.

Tra le produzioni caratteristiche del borgo in provincia di Taranto ci sono i “Bianchi di Grottaglie”, ceramiche interamente smaltate di bianco, e capienti recipienti in creta simili ad anfore detti “Capasoni”. Ma l’oggetto più tipico del paese sono i “Pumi”, una sorta di grandi boccioli con una piccola punta in cima e una corona di foglie di acanto alla base, che simboleggiano la prosperità.

9. Caltagirone (Sicilia)

La tradizione della ceramica di Caltagirone è millenaria. La produzione di terrecotte risale a dieci secoli prima di Cristo ed è cresciuta e si è affinata fino a diventare un elemento fondante della cultura e dell’economia del borgo tra il XV e il XVII secolo. Le creazioni più tipiche sono i fangotti (piatti da condivisione), le acquasantiere da capezzale, le lucerne antropomorfe e le teste di moro. I colori prevalenti sono il bianco e il blu, il verde e il giallo, mentre i soggetti e i decori sono molteplici.

La ceramica di Caltagirone è protagonista anche nell’architettura e i tanti edifici e monumenti colorati del borgo lo dimostrano, a partire dalla celebre Scalinata di Santa Maria del Monte. Costruita nel 1606 per collegare la città antica alla nuova, nel 1844 è stata modificata con la creazione di 142 gradini, le alzate dei quali sono state interamente rivestite di maiolica policroma nel 1954.

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10. Assemini (Sardegna)

Il ritrovamento di reperti ceramici punici e di vasi attici attesta che la produzione della ceramica ad Assemini tra il V e il III secolo a. C. era un dato di fatto. Ma nella zona di Sant’Andrea sono stati scoperti oggetti ancora più antichi, risalenti al III millennio. Per certo, la tradizione della maiolica è una costante nella storia della cittadina che sorge nella piana dei fiumi Cixerri e Fiumini Mannu e del rio Sa Nuxedda.

La produzione principale e più caratteristica è quella delle stoviglie (“su strexu”) e per lungo tempo è stata realizzata nei cortili delle abitazioni, dove era allestita tutta la strumentazione per la lavorazione. Oggi continua nelle botteghe artigiane che sorgono un po’ ovunque ad Assemini ed è preservata e divulgata dal Centro Pilota della Ceramica.

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