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10 canyon mozzafiato da vedere in Italia

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Quando si parla di canyon, il pensiero corre immediatamente alla spettacolare formazione geologica del Colorado. Ma l’Italia non ha nulla da invidiare agli Stati Uniti. Lungo lo Stivale esiste un gran numero di profonde spaccature nella roccia simili a “corridoi” con pareti a strapiombo.

I canyon sono il risultato dello scorrere incessante di fiumi e torrenti. I corsi d’acqua hanno scavato in maniera dirompente il proprio alveo nella roccia e nel corso di milioni di anni hanno dato forma a valli strette, dal tracciato sinuoso e con pendii ripidi e scoscesi.

Il vento, crolli e frane, discontinuità del terreno come faglie e fratture e l’erosione superficiale e profonda delle rocce da parte dell’acqua piovana (carsismo) hanno contribuito a modellare queste formazioni geologiche, che vengono anche chiamate gole, forre e orridi.

Un discorso a parte va fatto per le gravine, che sono simili ai canyon nell’aspetto, ma diverse per la formazione. Le profonde fenditure tipiche dell’Altopiano delle Murge sono state generate milioni di anni fa dall’azione combinata dei grandi movimenti della Terra e dell’erosione dell’acqua.

I canyon offrono paesaggi di grande bellezza, ma sono anche luoghi di elevata importanza ambientale e naturalistica. Se volete andare alla loro scoperta, qui trovate 10 canyon tra i più suggestivi d’Italia

1. Orrido di Pradis (Friuli-Venezia Giulia)

orrido Pradis

L’Orrido di Pradis vicino a Pordenone non è “solo” un canyon, ma un complesso sistema carsico di grande fascino. La profonda gola e le numerose grotte e cavità al suo interno sono state scavate nel corso di millenni dal torrente Cosa e sono definite un “atlante di geologia all’aria aperta”.

All’ingresso della forra si trova la Grotta della Madonna, che custodisce la statua della Madonnina delle Grotte e dal 1968 ospita ogni anno una messa di Natale con mille persone. Di fronte si apre un’altra grande cavità e poco lontano ci sono la Grotta del Clusantin e la Grotta del Rio Secco. In tutte e quattro sono stati rivenuti utensili e resti di animali risalenti al Paleolitico Medio e Superiore.

La discesa che porta in fondo alla gola inizia davanti alla Grotta della Madonna. La strada è composta da 207 gradini e si addentra tra rocce e archi naturali scavati dalla forza dell’acqua. Il percorso conduce al livello del torrente Cosa e comprende lo spettacolo della cascata del Rio Molat.  

Il suggestivo paesaggio carsico dell’Orrido di Pradis può essere osservato anche dall’alto grazie a un percorso ad anello. Inoltre, il corso del torrente Cosa è la meta di escursioni di canyoning.

2. Canyon Rio Sass (Trentino-Alto Adige)

rio sass canyon

Il Canyon Rio Sass taglia in due il paese di Fondo nella Val di Non. L’ingresso si trova proprio a ridosso delle case. La gola è stata scavata dall’omonimo torrente e in alcuni punti arriva fino a 50 m di profondità

La forra è uno spettacolare susseguirsi di cascate, stalagmiti, stalattiti, concrezioni e profonde depressioni chiamate “marmitte dei giganti” e descrive un sentiero a serpentina che va da 25 cm a 30 m di ampiezza. Le pareti di roccia sono macchiare di chiazze di colore verde e rosso per la presenza di alghe e conservano numerosi resti fossili.

Il Canyon Rio Sass può essere visitato solo accompagnati da una guida autorizzata. Il percorso si snoda su una serie di passerelle a sbalzo e scale (per un totale di 1.200 gradini tra andata e ritorno). L’escursione deve essere prenotata e prevede un itinerario che attraversa tutta la gola e arriva fino alle rovine di uno stabilimento termale.

I ruderi sono quelli dei Bagni di Fondo e la tradizione vuole che tra gli ospiti della struttura ci siano stati anche l'imperatore Francesco Giuseppe e sua moglie Sissi.

3. Brent de l’Art (Veneto)

Brent de l'Art

La stratificazione delle rocce così perfetta da sembrare “finta” e il contrasto tra i sedimenti bianchi e rossi rendono i Brent de l’Art un luogo unico. Il canyon in Valbelluna è un sistema di forre scavato dal torrente Ardo e la sua formazione risale alla fine della glaciazione Würm (terminata circa 11mila anni fa).

Il nome in dialetto bellunese racchiude la spiegazione della sua origine. La parola “brent” indica un corso d’acqua che scorre in una valle stretta e profonda e “Art” - l’Ardo nella parlata del posto - deriva da “artus” e significa gola rocciosa. 

Il caratteristico (e suggestivo) aspetto dei Brent de l’Art è dovuto alla stratificazione di tre diversi tipi di roccia. La parte superiore è fatta di scaglia cinerea, quella inferiore di scaglia rossa e le “strisce” all’interno di quest’ultima sono cementificazioni di sabbie calcaree e frammenti di scheletri e gusci di invertebrati marini.

Il canyon in Valbelluna può essere raggiunto a piedi da Sant'Antonio Tortal attraverso una strada diretta e un percorso ad anello di poco più di 4 km. Le forre dei Brent de l’Art possono anche essere esplorate con escursioni di torrentismo organizzate da guide del posto.

4. Orrido di Botri (Toscana)

orrido di Botri

La leggenda vuole che l’Orrido di Botri abbia ispirato l’ingresso dell’Inferno descritto da Dante in La Divina Commedia. Di certo, l’aspetto del canyon vicino a Lucca è selvaggio e misterioso. La profonda gola si insinua tra le pareti rocciose dei monti Rondinaio e Tre Potenze ed è stata scavata nel corso di migliaia di anni dal Rio Pelago.

Le scoscese pareti dell’orrido arrivano in alcuni punti a 200 m d’altezza e sono la casa dell’aquila reale. Nella gola e nel territorio circostante vivono anche falchi, sparvieri, marmotte, istrici, puzzole e lupi. La vegetazione è lussureggiante e spazia da muschi e felci a boschi di faggi, carpini e lecci. Tra le essenze dell’Orrido di Botri c’è anche la poco comune pinguicola (Pinguicula L.), una pianta carnivora che usa le foglie collose per catturare piccoli insetti. 

La gola fa parte della Riserva naturale Orrido di Botri ed è aperta solo nei mesi estivi. L’accesso è gratuito, ma è necessaria la prenotazione. Gli ingressi sono a numero chiuso e sono autorizzati in prevalenza con le guide ambientali. Per essere aggiornati in tempo reale sulle modalità di fruizione è consigliabile fare riferimento al Reparto Carabinieri Biodiversità di Lucca che gestisce l’area protetta.

5. Lame Rosse (Marche)

Lame Rosse Marche

Le Lame Rosse vicino a Macerata sono dette il “Grand Canyon delle Marche” e non è difficile capire perché. Le formazioni rocciose nei Monti Sibillini sono un insieme di torri e pinnacoli che si innalzano su un canalone di ghiaia e disegnano un paesaggio che ricorda molto da vicino la celebre gola in Arizona.

Il caratteristico colore rosso delle “lame” (che nel dialetto del posto indica delle pareti ripide di detriti instabili) è dovuto a un processo di erosione di milioni di anni. Gli agenti atmosferici hanno consumato la superficie calcarea delle rocce e hanno portato alla luce lo strato sottostante ricco di ossidi di ferro. La parte scavata dall’acqua e dal vento si è depositata a terra e ha formato un lungo ghiaione.

Le Lame Rosse possono essere raggiunte a piedi dalla diga del Lago di Fiastra e dal Belvedere della Ruffella. Il primo percorso è un po’ più breve e si sviluppa per 7 km tra andata e ritorno. La strada è sterrata e in un tratto procede all’interno di una lecceta, ma l’ombra non è molta ed è bene essere attrezzati ed evitare le ore più calde.

6. Gole di Celano (Abruzzo)

Gole di Celano

Anche l’Abruzzo reclama il suo Grand Canyon con le Gole di Celano (AQ). La forra nel parco del Sirente-Velino è stata scavata dal Rio La Foce e si inoltra per più di 4 km tra le pareti incombenti del Monte Sirente e del Monte Tino. Il canyon ha una profondità massima di 200 m e una larghezza media di 6 metri, ma in alcuni punti il passaggio si restringe della metà.

Le Gole di Celano possono essere esplorate liberamente o accompagnati da una guida. L’escursione “classica” parte da Celano e risale il greto del Rio La Foce fino al margine meridionale dell’Altipiano di Ovindoli. La strada si snoda tra blocchi di pietra e una vegetazione selvaggia e passa accanto alla cascata chiamata Fonte degli Innamorati e ai ruderi dell’Eremo San Marco alla Foce.

La “traversata delle gole” deve essere affrontata con abbigliamento e scarpe da trekking e va percorsa preferibilmente in tarda primavera ed estate. La pioggia e la neve dei mesi più freddi fanno gonfiare il corso del torrente e rendono pericoloso il sentiero.

7. Gole del Calore (Campania)

Gole del Calore

Sono ben 5 le forre che formano le Gole del Calore. Le profonde incisioni nella roccia sono opera del fiume Calore e la quarta e la quinta nei comuni di Magliano Nuovo e Felitto (in provincia di Salerno) sono le più suggestive e famose. Le due forre sono formate da pareti di roccia calcarea a piombo su una striscia di acqua color smeraldo e sono costeggiate da diverse “marmitte dei giganti” (profonde depressioni nel terreno).

Le Gole del Calore di Magliano Nuovo e Felitto si trovano all’interno del Parco del Cilento e Vallo di Diano e sono accessibili dalla località Remolino. L’ingresso è libero e presso il Centro Visitatori è possibile prenotare visite guidate in pedalò, escursioni in canoa ed esperienze di canyoning.

Da Remolino partono pure diversi percorsi trekking, che permettono di ammirare le gole e di scoprire le altre attrazioni naturalistiche e storiche della riserva. Le più famose sono il ponte naturale di Pretatetta, la Grotta di Bennardo (un antico rifugio dei briganti, abitato in seguito da un eremita) e il ponte medievale di Felitto.

Le Gole del Calore possono anche essere raggiunte a piedi seguendo il percorso Magliano Nuovo-Postiglione. Il sentiero è lungo una decina di km e richiede una buona preparazione fisica e un’attrezzatura adeguata.

8. Gravina di Laterza (Puglia)

Una spaccatura lunga 12 km, profonda più di 200 m e larga oltre 400 m: la Gravina di Laterza è uno dei canyon più grandi d’Europa. L’impressionante formazione geologica ha origine antichissima ed è stata modellata dall’azione combinata dei movimenti tettonici della Terra e dell’azione erosiva dell’acqua.

La Gravina di Laterza è un luogo di grande bellezza paesaggistica ed è caratterizzata da un’elevata biodiversità. Le pareti ripide e inaccessibili - in alcuni punti perpendicolari al terreno - sono l’habitat del capovaccaio (una rara specie di avvoltoio) e di numerosi altri uccelli, ma anche di diversi mammiferi, rettili e anfibi. 

La vegetazione è selvaggia e comprende zone di pseudo steppa, praterie, aree coperte dalla macchia mediterranea e altre da boschi di lecci, fragni (un tipo di faggio) e querce vallonee. Inoltre, in primavera fioriscono oltre 50 specie di orchidee.

All’interno della Gravina di Laterza è presente un’Oasi della LIPU, che organizza diverse attività e visite guidate alla scoperta della flora e della fauna del luogo. Altre escursioni a piedi e in mountain bike sono effettuate dalle cooperative e società affiliate al Parco Terra delle Gravine

9. Gole dell’Alcantara (Sicilia)

Gole dell'Alcantara

Le Gole dell’Alcantara si sono formate dall’incontro tra le colate laviche del versante nord dell’Etna e le acque gelide dell’omonimo fiume. Il processo di raffreddamento e un’attività di erosione di milioni di anni hanno modellato le spettacolari pareti di roccia che rendono il canyon un luogo unico al mondo.

La gola più famosa e imponente si trova a Motta Camastra (ME) e si sviluppa per 6 km tra formazioni di basalto a “canna d'organo”, a “ventaglio” e a “catasta di legna”. In alcuni punti, l’altezza delle pareti arriva a 30, mentre l’ampiezza dell’alveo del fiume oscilla tra 2 e 5 m. 

Il canyon fa parte di un’area protetta e per entrare è necessario acquistare il biglietto. L’accesso può avvenire dal Centro Visite del Parco Botanico e Geologico delle Gole dell’Alcantara o da un ingresso comunale e prevede due tariffe differenti (il secondo è più economico, ma meno agevole).

Il parco può essere visitato in maniera autonoma oppure partecipando a una delle tante attività organizzate quotidianamente. Tra le proposte ci sono escursioni a piedi, tour in pullmino, trekking fluviale e body rafting. Le attività possono essere acquistate anche in loco, ma la prenotazione mette al riparo da spiacevoli contrattempi (soprattutto in alta stagione).

10. Gola di Gorropu (Sardegna)

Gola di Gorropu

La Gola di Gorropu è definita senza esitazione “il canyon più spettacolare d’Europa”. Di sicuro, con le sue pareti di oltre 500 m, è il più profondo d’Italia e uno tra i più profondi del Vecchio Continente. La gola si è originata da una faglia per l’azione erosiva del Rio Flumineddu ed è caratterizzata da una grande biodiversità.

Sui rilievi del canyon nidifica l’aquila reale, mentre tra le rocce formatesi tra 190 e 60 milioni di anni fa ha il suo habitat l’Aquilegia nuragica o Aquilegia di Gorropu. Questa specie erbacea cresce solo nella gola (in pochi esemplari) ed è stata inserita dall’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN) tra i 50 endemismi più a rischio di estinzione nel Mediterraneo.

La Gola di Gorropu può essere raggiunta a piedi da diversi sentieri. Il più breve parte da Genna Silana (o Ghenna Silana) e porta al canyon lungo una strada panoramica in discesa. Ma il forte dislivello rende il percorso molto impegnativo al ritorno. Un altro itinerario più lungo ma prevalentemente in piano inizia da S’Abba Arva e un terzo per trekker esperti si sviluppa per 12 km da Sedda ar Baccas.

A Genna Silana è presente il Campo Base di una realtà che si occupa del controllo e della valorizzazione del canyon. La società organizza diverse attività ed escursioni alla Gola di Garropu e propone un servizio di fuoristrada per avvicinarsi alla formazione geologica o fare ritorno dopo avere percorso l’andata a piedi.

Agosto 2021

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