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6 (buoni) motivi per visitare Vitorchiano

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Aggrappato a un banco di piperino fratturato in enormi massi – motivo per cui è chiamato il “borgo sospeso” – Vitorchiano è sorto probabilmente in epoca etrusca, poi è stato un “castrum” romano e un centro urbano fortificato. Oggi ha un aspetto per lo più medievale, ma tra le mura, le torri, le chiese e i palazzi di epoca due e trecentesca spunta un inaspettato “elemento di disturbo”. 

Affacciata sulla rupe su cui sorge il borgo in provincia di Viterbo c’è una statua dell’Isola di Pasqua. Il “Moai” è stato realizzato da una famiglia arrivata apposta da Rapa Nui ed è l’unico originale al di fuori del remoto atollo vulcanico nell’Oceano Pacifico. L’imponente monolite di pietra è pervaso da un fascino spirituale e misterioso, così come – seppure in tutt’altro modo – il Monastero delle Trappiste che sorge poco fuori Vitorchiano.

Nei dintorni del piccolo abitato nel Lazio si trova anche il Centro Botanico Moutan, uno straordinario e ricchissimo giardino dedicato per intero alle peonie, dove crescono migliaia di piante, molte delle quali rare. Sempre nei paraggi ci sono altri due luoghi di grande suggestione, le aree archeologiche e naturalistiche note come il Monumento Naturale di Corviano e la Selva di Malano.

Un po’ più distante (ma poco), infine, sorge il Parco dei Mostri di Bomarzo. Il “Bosco Sacro” è – come dice il nome – una selva, all’interno della quale si trovano statue grottesche e fantastiche ed edifici dalle forme bizzarre.

Se state programmando un giro nella zona di Viterbo o vi trovate da quelle parti, leggete qui perché vale – decisamente! – la pena fare una tappa a Vitorchiano.


Il borgo medievale

Vitorchiano custodisce uno dei più bei quartieri medievali della zona di Viterbo. La prima testimonianza dell’epoca sono le imponenti mura del XIII secolo che si innalzano a sud dell’abitato, delimitate ai lati da due torrioni rotondi e scandite da una serie di torri a base quadrata. 

In quella che si staglia al centro si apre l’antico ingresso al paese, Porta Romana, dal quale ha inizio la strada principale di Vitorchiano, Via Arringa, così detta perché ospitava le riunioni dei cittadini (gli “arenghi”). La lunga direttrice termina in Piazza Roma, dove si erge la duecentesca “fontana a fuso”. Il nome fa riferimento alla peculiare forma del monumento, decorato ai lati con i simboli dei quattro evangelisti e in cima con una pigna, simbolo di fertilità.

Poco oltre si trova il Palazzo Comunale, costruito nella prima metà del XV secolo, e la piccola Chiesa di Sant’Antonio Abate. Qui sono conservati i “Cristi”, apparati in legno dipinto, che ogni 8 maggio le confraternite del paese portano in processione fino al trecentesco Santuario di San Michele Arcangelo.

Nel quartiere medievale sorgono anche la chiesa matrice del XIII secolo, dedicata a Santa Maria Assunta in Cielo, e la Casa di Santa Rosa, un umile edificio dove la giovane ha vissuto durante l’esilio da Viterbo. Inoltre, molte abitazioni presentano i caratteristici “profferi”, scale esterne a una rampa, che corrono lungo la facciata e terminano davanti all’ingresso con una piccola loggia.

La statua dell’Isola di Pasqua

Perché c’è una statua dell’Isola di Pasqua affacciata sulle pareti scoscese della rupe su cui sorge Vitorchiano? Il monolite antropomorfo o “Moai” è stato realizzato nel 1990, per promuovere il restauro di quelli di Rapa Nui. L’iniziativa è stata patrocinata dalla trasmissione Rai Alla ricerca dell’arca e la gigantesca scultura (alta sei metri) è stata realizzata da una famiglia arrivata apposta dall’isola nel cuore dell’Oceano Pacifico.

Il borgo laziale è stato scelto perché è la patria del peperino, un particolare tipo di pietra molto simile a quello che viene utilizzato a Rapa Nui per scolpire i Moai. La statua di Vitorchiano è stata realizzata con l’impiego di asce e pietre taglienti, proprio come si usa da millenni sull’Isola di Pasqua, ed è l’unico Moai originale che esiste fuori da Rapa Nui.

Silenzio, preghiera e lavoro

Alla spiritualità intrisa di mistero e magia del Moai fa eco quella votata al silenzio, alla preghiera e al lavoro del Monastero delle Trappiste. La comunità monastica è nata nel 1875 vicino a Torino, poi si è trasferita a Grottaferrata e dal 1957 vive nel complesso costruito poco fuori da Vitorchiano apposta per accoglierla.

Le suore di clausura del piccolo borgo in provincia di Viterbo appartengono all’Ordine Cistercense della Stretta Osservanza, tra i più rigorosi nel praticare la Regola di San Benedetto. Ma la “severità” della congregazione non ha scoraggiato le vocazioni. Anzi. La comunità di Vitorchiano conta una settantina di sorelle e nel corso degli anni ha dato forma ad altre comunità in tutto il mondo.

Le monache conducono una vita ritirata ma molto attiva e sono famose per la produzione di confetture e marmellate, oltre che di olio e di vino. Il Monastero di Vitorchiano è anche una delle più importanti stamperie cattoliche d’Italia e un rinomato centro per lo studio e la diffusione del canto gregoriano.

Un mare di peonie

A pochi chilometri da Vitorchiano, il Centro Botanico Moutan è nato negli Anni Novanta dalla passione per le peonie dell’imprenditore viterbese Carlo Confidati. Il giardino ai piedi dei Monti Cimini conta oltre 250mila piante ed è un importante luogo di studio, ricerca e divulgazione, oltre che un vero e proprio “paradiso” per chi ama i fiori e la natura.

La collezione del centro di peonie erbacee e arboree – in cinese “Mu Dan”, da cui il nome – è tra le più ampie al mondo e custodisce 600 differenti varietà e ibridi naturali, tra i quali si annoverano esemplari rarissimi. Lo spettacolo della fioritura è mozzafiato e nel corso degli anni è diventato un appuntamento imperdibile. Il giardino apre le porte al pubblico nei mesi “clou” di aprile e maggio, mentre nel resto dell’anno può essere visitato su appuntamento.

A spasso tra natura, storia e mistero

Nei pressi di Vitorchiano si trovano (altri) due luoghi di grande suggestione. Il primo è noto come Monumento Naturale di Corviano ed è un’area dallo straordinario valore naturalistico e archeologico. Oltre a possedere un’elevata biodiversità, il sito custodisce antiche abitazioni scavate nella roccia, una piccola necropoli con tombe antropomorfe, le rovine di una chiesa e i resti di un castello e di un mulino medievali.

Il secondo è la Selva di Malano, dove si trovano diverse testimonianze archeologiche che vengono ricondotte a un uso sacro e rituale. Il monumento più celebre è il “Sasso del Predicatore”, un grande monolite intagliato e scavato che assomiglia a un pulpito (da cui il nome). Ma le altre strutture presenti non sono da meno, a partire dalla misteriosa “Ara Cubica” – un imponente masso perfettamente squadrato – per arrivare a quelli che probabilmente erano altari e vasche per i sacrifici. Anche umani.

Il parco dei mostri 

Il Parco dei Mostri di Bomarzo dista una quindicina di chilometri da Vitorchiano, ma è una deviazione che vale la pena fare. Il “Bosco Sacro” – come viene anche chiamato – è stato costruito nel Cinquecento per volere di Pierfrancesco II Orsini ed è stato realizzato dalle “archistar” dell’epoca Pirro Ligorio (successore di Michelangelo alla Fabbrica di San Pietro) e Jacopo Barozzi da Vignola. A renderlo un luogo imperdibile, però, non è la fama dei suoi creatori, bensì il fatto di essere “abitato” da creature di pietra fantastiche e grottesche. Le stesse che gli danno il nome.

Dalla gigantesca faccia con la bocca spalancata alle sfingi, dal gruppo scultoreo di Ercole e Caco che lottano alle grandi statue della tartaruga con la Nike e dell’elefante con la torretta, il parco custodisce tutta una serie di opere enigmatiche. Ma non solo. Nel bosco si trovano anche un piccolo tempio, una casa pendente e numerose scritte dal significato sibillino.

Perché Pierfrancesco Orsini abbia costruito il parco e cosa abbia voluto rappresentare con i bizzarri monumenti al suo interno resta un mistero. Ma proprio l’atmosfera indecifrabile del Bosco Sacro è ciò che lo rende affascinante, tanto da avere conquistato letterati e artisti come Goethe, Salvador Dalì e Michelangelo Antonioni.

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