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7 villaggi di palafitte e incisioni rupestri nel nord Italia

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Il Nord Italia è stato popolato fin dalla preistoria e conserva numerose tracce dei primi uomini e dei loro insediamenti.

I villaggi di palafitte sono una delle più suggestive testimonianze di quell’antico passato e anche una eccezionale fonte di informazioni sulle genti che li abitavano e sull’ambiente che li circondava. Non a caso, i siti palafitticoli preistorici delle Alpi – non solo in Italia, ma anche in Svizzera, Austria, Francia, Germania e Slovenia – sono un Patrimonio dell’umanità UNESCO.

Ma la vita degli uomini che hanno popolato le zone settentrionali del Belpaese dal Neolitico (talvolta dal Mesolitico) all’Età del Ferro è raccontata anche da altre tracce “impresse” nella roccia. Le incisioni rupestri sono diffuse in tutto l’arco alpino e in Valle Camonica e Valtellina si trovano degli esempi straordinariamente ben conservati e significativi.

Qui trovate sette siti preistorici da visitare tra Piemonte, Emilia-Romagna, Lombardia, Trentino-Alto Adige e Veneto per compiere un vero e proprio “viaggio nel tempo” nella preistoria.

1. Il polo archeologico del Lago Pistono

A Montalto Dora, non lontano da Torino, nel 2003 una campagna di scavi ha portato alla luce le tracce di un villaggio di palafitte del Neolitico. L’insediamento si trova sulle rive del Lago Pistono e ha restituito diversi reperti che attualmente sono conservati presso uno spazio espositivo allestito nel palazzo del comune.

Il percorso si sviluppa per nuclei tematici e non solo racconta la vita del villaggio e della comunità preistorica canavesana, ma approfondisce anche il contesto del Neolitico in Piemonte e nell’Italia Nord-Occidentale. Il museo propone diverse attività didattiche ed è collegato a un allestimento a cielo aperto che comprende la ricostruzione di una capanna e di altre strutture accessorie dell’antico insediamento di Montalto Dora.

Il Parco archeologico del Lago Pistono sorge vicino alle famose “terre ballerine” – una torbiera caratterizzata da una grande elasticità del terreno – ed è “una combinazione di fedeltà scientifica e valore didattico”. Gli edifici riproducono in maniera verosimile l’aspetto che dovevano avere quelli neolitici e possono essere visitati con una guida. L’esperienza comprende il tour dello spazio espositivo e va prenotata sul sito del parco, dove sono indicati anche i giorni di apertura e le tariffe.

2. Il Villaggio neolitico di Travo

La scoperta dell’insediamento preistorico di Travo è avvenuta negli anni ’80, ma l’esplorazione dell’area è iniziata solo nel 1995. Il sito nella Valle del Trebbia ha restituito numerosi resti di un villaggio neolitico, oltre a una grande quantità di reperti collegati alla vita della comunità che lo abitava.

La peculiarità del parco archeologico in località Sant’Andrea è che una parte delle costruzioni meglio conservate sono state “sistemate a vista”. L’impianto perimetrale di due delle sei capanne dello scavo è stato consolidato con delle speciali resine, mentre i resti delle strutture sono stati protetti con coperture in legno che riproducono l’aspetto che dovevano avere gli edifici migliaia di anni fa. I buchi lasciati dai pali di recinti e palizzate sono stati utilizzati come traccia per una ricostruzione “fedele” agli originali e il muro di recinzione a secco è stato messo in sicurezza con una copertura in legno e cristallo.

Oltre a ciò, nel 2010 sono state realizzate le ricostruzioni di tre capanne del villaggio. Gli edifici sono in scala reale e sono stati arredati con riproduzioni filologiche degli oggetti che facevano parte della vita quotidiana degli abitanti dell’antico insediamento. Il percorso dell’area archeologica è completato dalla mostra permanente allestita nel Museo Civico Archeologico all’interno del Castello Anguissola di Travo.

Il parco in Valtrebbia è accessibile solo tramite visita guidata, che viene “vivamente” consigliato di prenotare seguendo le indicazioni presenti sul sito ufficiale. Presso il polo archeologico sono anche organizzate numerose attività didattiche e divulgative per i visitatori e le famiglie (oltre che per le scuole).

3. Il Parco nazionale delle incisioni rupestri di Naquane

Il Parco nazionale delle incisioni rupestri di Naquane a Capo di Ponte si estende per circa 14 ettari ai piedi del Pizzo Badile Camuno e custodisce 104 rocce incise con una molteplicità di soggetti di epoche diverse. I disegni preistorici del piccolo comune risalgono al Neolitico e all’Età del Rame, del Bronzo e del Ferro e nel 1979 sono stati proclamati Patrimonio dell’umanità UNESCO.

All’interno del parco si snodano cinque percorsi di visita, che si sviluppano per 3 chilometri lungo una serie di semplici sentieri. Per esplorarli tutti sono necessarie circa quattro ore, ma è anche possibile percorrerne uno solo o alcuni per “toccare con mano” la vita in Valle Camonica di millenni di anni fa. 

Il Percorso arancione costituisce l’itinerario base e proprio all’inizio si trova la “Grande Roccia” di Naquane, un imponente costone di pietra sul quale è inciso circa un migliaio di figure e disegni. Il Percorso verde, invece, comprende la “Roccia 70”, che porta impressa una raffigurazione del dio silvestre Cernunnos. Poi c’è il Percorso blu, lungo il quale si può ammirare la “Roccia 35” con i celebri disegni del “villaggio” e del “sacerdote che corre”.

Il Percorso rosso e il Percorso viola (aperto solo agli studiosi, su richiesta) completano l’itinerario di visita del parco, che fa parte di un circuito che comprende altri sei siti e musei archeologici della Valle Camonica.

4. Il Parco delle incisioni rupestri di Grosio e Grosotto

La “Rupe Magna” sul Dosso dei Castelli di Grosio è una delle più grandi rocce con incisioni rupestri dell’arco alpino. L’imponente formazione di pietra che assomiglia al dorso di una balena porta impressi più di 5mila “disegni”, realizzati tra la fine del Neolitico (IV millennio a.C.) e l’Età del Ferro (I millennio a.C.). I soggetti rappresentati spaziano da figure antropomorfe ad animali, oggetti di vita quotidiana e forme geometriche e offrono una straordinaria testimonianza della vita preistorica in Valtellina.

Le incisioni della Rupe Magna sono state scoperte nel 1966 dall’archeologo Davide Pace, al quale si deve anche il rinvenimento di quelle del non lontano Dosso Giroldo. Le une e le altre sono salvaguardate nel Parco delle incisioni rupestri di Grosio e Grosotto, che comprende anche due importanti testimonianze storiche di epoca medievale. Il Castello Vecchio di San Faustino e il Castello Nuovo Visconteo sorgono sulla sommità del colle che domina la Rupe Magna e risalgono rispettivamente al X-XI e al XIV secolo.

L’area dei castelli è sempre aperta e può essere visitata in autonomia, mentre la Rupe Magna è accessibile solo tramite visita guidata. La (ricca) offerta del Parco delle incisioni rupestri di Grosio e Grosotto è completata dall’Antiquarium di Ca’ del Cap, dove sono custoditi i reperti ritrovati negli scavi sul Dosso dei Castelli e sul Dosso Giroldo.

5. Il polo archeologico di Fiavè

Il sito archeologico di Fiavé è stato individuato nella seconda metà dell’Ottocento, ma ci è voluto un secolo perché venisse promossa un’indagine sistematica dell’area della vasta torbiera trentina. Gli scavi hanno portato alla luce vari villaggi di epoca diversa e una grande quantità di oggetti di uso quotidiano, oltre che resti di cibo e alimenti vari.

A Fiavè sono state trovate tracce di “accampamenti stagionali” di epoca mesolitica, ma il sito ha iniziato a essere abitato stabilmente nel tardo Neolitico. Il primo insediamento è sorto su un isolotto nel lago preistorico di Carera (oggi scomparso), poi ne sono stati costruiti altri due su palafitte nell’Età del Bronzo.

I nuovi insediamenti hanno continuato ad ampliarsi, ma di pari passo si sono sviluppate anche altre tipologie di villaggio sulla terraferma e sulle sponde bonificate del Carera. Il risultato sono la grande distesa di pali e le molteplici tracce abitative che oggi costellano l’area naturale protetta del Biotipo di Fiavè.

Il sito preistorico ai piedi del Monte Cogorna è stato dichiarato Patrimonio dell’umanità UNESCO nel 2011 e l’anno successivo è stato arricchito con il Museo delle Palafitte. L’esposizione è ospitata nella residenza storica “Casa Carli” nel centro di Fiavè e custodisce una selezione delle migliaia di reperti emersi nel corso degli scavi nella zona della torbiera.

Il polo archeologico è stato ulteriormente ampliato nel 2021 con la costruzione del Parco Archeo Natura. Lo spazio di 12mila metri quadrati si trova a poca distanza dai resti della “selva di pali”– com’è stata definita dai primi archeologi che l’hanno studiata – e ospita una straordinaria ricostruzione del villaggio di palafitte. Il parco offre un ricco programma di attività e servizi e permette di vivere un’esperienza immersiva nelle tradizioni e nel quotidiano degli uomini e delle donne che hanno vissuto a Fiavè e dintorni migliaia di anni fa.

6. Il Museo delle palafitte di Ledro

Era il 1929 quando una distesa di oltre 10mila pali di legno è emersa dal Lago di Ledro, il cui livello dell’acqua era stato abbassato in via temporanea per la costruzione di una centrale idroelettrica. Erano i  resti di un villaggio di palafitte dell’Età del Bronzo, che non c’è voluto molto perché fosse riconosciuto come una delle più importanti testimonianze prestoriche dell’arco alpino e d’Europa.

L’insediamento sulla sponda orientale del bacino naturale in provincia di Trento è stato oggetto di diverse campagne di scavo e oggi è uno straordinario museo a cielo aperto. Nel sito sono state ricostruite quattro capanne – complete di arredo e suppellettili – ed è custodita una preziosa collezione di manufatti che facevano parte della vita quotidiana degli abitanti del villaggio.

Il pezzo più sorprendente è una canoa di 3.600 anni fa, ricavata da un unico pezzo di legno lungo più di cinque metri. Ma al museo di Ledro sono conservati anche armi, gioielli e oggetti di bronzo, resti di manufatti in tessuto e pure di generi alimentari (come alcuni pani). L’allestimento è stato completamente rinnovato nel 2019 ed è un “viaggio” alla scoperta degli antichi villaggi di palafitte, della realtà dell’insediamento e della vita dei suoi abitanti.

Il sito è stato proclamato Patrimonio dell’umanità UNESCO nel 2011 (insieme ad altri 110 insediamenti analoghi sulle Alpi) ed è aperto al pubblico da marzo a novembre. Il museo propone una ricca offerta di attività didattiche e in estate ospita la rassegna di eventi “Palafittando”.

7. Il polo archeologico del Livelet

Il sito di Colmaggiore oggi è considerato il “più importante insediamento preistorico di tipo umido” del Veneto Orientale, ma è stato scoperto in modo del tutto casuale.

Nel 1923, durante il lavori per la costruzione del canale che attualmente collega il Lago di Santa Maria e il Lago di Lago, sono state trovate due spade e un pugnale in bronzo. Poi, nel 1987, da una zona sfruttata per l’estrazione della torba, sono emersi i resti di strutture abitative e manufatti. A quel punto sono state promosse tre campagne di scavi, che hanno portato alla luce un gran numero di preziosi reperti.

I resti di palificazioni verticali, pezzi di legno bruciati, tavolati e massicciate di pietra hanno rivelato la presenza di un villaggio di palafitte e di un’antica bonifica. E il ritrovamento di diversi manufatti, ossa di animali, semi e resti di vegetali e pasti ha permesso di ricostruire la vita nell’antico insediamento, oltre a fornire importanti informazioni sulla zona e il suo ambiente.

I numerosi reperti hanno portato a stabilire che il villaggio è stato fondato nel Tardo Neolitico ed è stato abitato fino all’inizio dell’Età del Bronzo (da 6mila e 3.500 anni fa). Le spade e il pugnale, invece, sarebbero indicative di una frequentazione – non di un insediamento stabile – nella media e recente Età del Bronzo.

Il Parco archeologico didattico del Livelet è sorto per valorizzare il sito di Colmaggiore ed è una suggestiva ricostruzione di un villaggio di palafitte preistorico. Il museo a cielo aperto comprende tre capanne ricreate nei minimi dettagli con l’ausilio di un gran numero di fonti archeologiche e antropologiche e propone numerose attività per il pubblico e le scuole.

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