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8 eremi e santuari nella roccia da scoprire in Italia

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Gli eremi o romitori sono luoghi isolati e difficili da raggiungere dove uomini e donne si ritirano a contemplare, meditare, pregare e praticare penitenza. Per questo, nella maggior parte dei casi sorgono su speroni di roccia e sembrano sfidare la forza di gravità. 

L’Italia e il Tibet sono i paesi dove ne esistono di più e lungo lo Stivale è possibile trovarne un po’ in tutte le regioni. Ma il primato spetta all’Abruzzo, dove Pietro Angelerio, diventato Papa con il nome di Celestino V, ha fondato e restaurato un gran numero di romitori.

La pratica dell’eremitaggio è comune a molte religioni e dottrine filosofiche e nel Cristianesimo è spesso associata a quella del monachesimo. Tuttavia, l’eremita non è sempre legato a voti religiosi e a una “regola” di comportamento (per esempio, quella di San Benedetto). Invece, l’anacoreta è un uomo o una donna di fede che si ritira dalla società – in un isolamento parziale o totale – per vivere la religione in solitudine.

I primi eremi erano grotte e umili capanne, poi sono diventati più grandi e strutturati per accogliere le comunità religiose che via via li popolavano. Molti romitori si sono trasformati in monasteri e santuari (luoghi “sacri” per una qualche connessione col divino), mentre altri hanno conservato la natura raccolta delle origini. 

Se volete immergervi nell’atmosfera mistica che pervade gli eremi, qui ne trovate 8 tra i più suggestivi d’Italia.

1. Eremo di San Colombano (Trentino-Alto Adige)

eremo san colombano

L’Eremo di San Colombano a Trambileno (TN) viene definito un “miracolo architettonico” e non è difficile capire perché. Il romitorio è incastonato in una parete della gola scavata dal torrente Leno di Vallarsa e affaccia su uno strapiombo di 120 m

Il nucleo originale dell’edificio è stato costruito all’inizio dell’anno Mille, ma l’eremo era utilizzato dal 753, come testimonia una incisione nella roccia. Secondo la leggenda, a dare inizio alla tradizione del luogo di penitenza e preghiera sarebbe stato San Colombano, dopo avere ucciso il drago che causava la morte dei bambini che venivano battezzati nel Leno.

Di sicuro, il romitorio di Trambileno è stato utilizzato nel corso dei secoli da numerosi uomini di fede in cerca di solitudine. Il luogo è stato abbandonato nel 1782 quando l’eremitaggio è stato abolito dal “giuseppinismo” (la politica di Giuseppe II d'Asburgo-Lorena che limitava il potere della Chiesa). Da allora, il romitorio è stato curato dagli abitanti della valle e nel 1996 è stato sottoposto a un importante intervento di recupero.

L’Eremo di San Colombano si raggiunge percorrendo una scala di 102 scalini scavati nella roccia ed è gestito da volontari. Per essere certi di poterlo visitare, è consigliabile verificare i giorni e gli orari di apertura presso l’associazione che se ne occupa.

2. Eremo di Santa Caterina del Sasso (Lombardia)

Eremo Santa Caterina del Sasso

L’Eremo di Santa Caterina del Sasso a picco sul Lago Maggiore ha una storia scandita da ex voto (doni fatti a una divinità in cambio di una “grazia” ricevuta) e “miracoli”.

Tutto ha avuto inizio nel 1170, quando il mercante e usuraio Alberto dei Besozzi si è salvato da una tempesta dopo avere promesso a Santa Caterina d’Alessandria di dedicarsi alla penitenza e alla preghiera. L’uomo è diventato un eremita e ha costruito una cappella in onore della santa in una grotta sulla costa di Leggiuno (VA). 

L’eremo ha accolto una nuova chiesa per un ex voto nel XIII secolo. Santa Maria Nova è stata edificata per ringraziare la Vergine di avere liberato la zona da un branco di lupi che razziava il bestiame. La chiesa è stata affiancata da un’altra dedicata a San Nicolao e tutte e due e l’antica cappella sono state accorpate in un unico edificio nel XVI secolo. Nello stesso periodo sono anche stati ristrutturati e ampliati il convento e il “conventino” che completano la struttura insieme al porticato cinquecentesco.

Invece il “miracolo” è stato celebrato nel XVII secolo, quando cinque grandi pietre si sono staccate dalla parete rocciosa e hanno sfondato il soffitto della chiesa nata dall’unione dei preesistenti edifici sacri. I massi si sono incastrati tra le travi e lì sono rimasti fino all’inizio del XX secolo, quando sono “scivolati” a terra senza fare danni. 

L’eremo è diventato monumento nazionale nel 1914 e a partire dal 1970 è stato sottoposto a una grande opera di restauro. Attualmente è retto da una comunità di sacerdoti e laici che segue la Regola benedettina. 

3. La Verna – Santuario francescano

Santuario La Verna

La tradizione vuole che l’eremo della Verna sia il luogo dove San Francesco avrebbe ricevuto le stimmate. L’evento miracoloso sarebbe accaduto nel 1224, durante l’ultimo ritiro spirituale del “poverello d’Assisi” sul Monte Penna o Monte della Verna. 

La rupe calcarea immersa in un’antica foresta di faggi e abeti bianchi è stata donata a Francesco nel 1213 dal conte Orlando di Chiusi in Casentino ed è diventata uno dei luoghi prediletti dal santo e dai suoi frati. La piccola comunità religiosa ha costruito alcune celle e la Cappella di Santa Maria degli Angeli e dal nucleo originario si è sviluppato il grande complesso che esiste oggi. 

Il “cuore” del santuario francescano sono il Corridoio delle stimmate e la Cappella delle stimmate. Il primo è un passaggio dove i frati compiono ogni giorno dal 1431 la “processione dell’ora nona” (le tre del pomeriggio). Il corridoio permette di accedere al giaciglio di terra e roccia dove il santo riposava durante le sue meditazioni. La seconda è una piccola sala costruita sul luogo dove Francesco avrebbe ricevuto le stimmate.

All’interno dell’eremo della Verna sono custoditi pregevoli manufatti artistici come le terrecotte di Andrea della Robbia. Inoltre sono conservate alcune reliquie appartenute al santo, tra cui il panno di lino che avvolgeva la ferita di Francesco sul costato e che è rimasto intriso del suo sangue.

4. Eremo di San Michele Arcangelo (Lazio)

Siracusa Neapolis Teatro

C’è una statua “girovaga” all’origine dell’Eremo di San Michele Arcangelo sul Monte Altino (vicino a Formia). 

Secondo la leggenda, all’inizio l’effigie del santo si trovava in una grotta sul litorale di Gianola. Ma il linguaggio colorito dei marinai l’avrebbe offesa e la statua si sarebbe spostata sul Monte Sant’Angelo a Spigno Saturnia. Tuttavia, la distanza non bastava a coprire gli improperi. Così il santo si è allontanato ancora ed è arrivato sul Monte Altino. 

La tradizione popolare narra che gli abitanti di Spigno hanno provato più volte a riportare indietro la statua, ma l’effigie tornava sempre sul Monte Altino. Allora è stato deciso di lasciarla dov’era e di costruire una cappella votiva. 

Nella realtà, l’Eremo di San Michele Arcangelo risale all’830 d.C. Il nucleo originario è un monastero rupestre, che alla fine del XIX secolo è stato inglobato in una chiesa in stile neogotico. Il romitorio si trova a 1.220 m e può essere raggiunto percorrendo un sentiero di poco più di 7 km che inizia dal rifugio Pornito in località Maranola.

5. Santuario di Greccio (Lazio)

Santuario di Greccio

Era la Vigilia di Natale del 1223 quando San Francesco ha organizzato una rappresentazione della Natività in una grotta sui monti della valle reatina e ha fondato (di fatto) il Santuario di Greccio. La celebrazione ha fatto nascere la tradizione del Presepe e sul luogo della rievocazione è stata costruita una cappella che costituisce il cuore del complesso monastico.

Nella piccola chiesa edificata nel 1228 si trova la roccia scavata che avrebbe accolto la statua del bambinello (la quale, secondo la tradizione, avrebbe preso vita tra le braccia del santo) ed è conservato un pregevole affresco di scuola giottesca. 

La Cappella del Presepe e l’antico convento del XIII secolo rappresentano il nucleo originario del santuario, che è stato ampliato da San Bonaventura da Bagnoregio mentre era Ministro Generale dell’Ordine (1257 – 1274) e più volte rimaneggiato nel corso dei secoli. L’ultima aggiunta risale al 1959 ed è la grande chiesa che affaccia sul piazzale.

All’interno del complesso è presente una raccolta di presepi provenienti da ogni parte del mondo. Invece, sulla sommità del vicino Monte Lacerone si trova una cappella che sorge (si dice) dove c’era la capanna in cui viveva Francesco prima di fondare il Santuario di Greccio.

6. Santuario del Sacro Speco o Monastero di San Benedetto (Lazio)

Santuario del Sacro Speco

Basta uno sguardo per capire perché Francesco Petrarca ha definito il Santuario del Sacro Speco a Subiaco la “soglia del paradiso” (“limen paradisi”) e Papa Pio II un “nido di rondine”. Il monastero è incastonato tra le rocce del monte Taleo e si sporge sulla Valle dell’Aniene disegnando un paesaggio di grande bellezza e misticismo.

Il santuario è composto da due chiese sovrapposte e un dedalo di cappelle che si sviluppano senza soluzione di continuità con la parete di pietra alla quale sono addossate. Ma il cuore pulsante è la grotta dove San Benedetto da Norcia appena ventenne ha vissuto per tre anni da anacoreta all’inizio del VI secolo. L’esperienza ha forgiato la fede e la spiritualità del giovane e ha dato origine alla Regola benedettina e all’Ordine di San Benedetto.

All’interno del monastero sono conservate delle straordinarie testimonianze artistiche che risalgono fino all’VIII secolo. I cicli di affreschi più significativi sono datati tra il XIII e il XIV secolo e comprendono quella che è ritenuta la prima e più fedele rappresentazione di San Francesco. Il “poverello d’Assisi” si è recato in pellegrinaggio a Subiaco tra il 1223 e il 1224 e ha reso omaggio a San Benedetto piantando delle rose nel roveto dove il santo si è buttato per sconfiggere la tentazione.

7. Eremo di San Bartolomeo in Legio (Abruzzo)

Eremo di San Bartolomeo

L’Eremo di San Bartolomeo in Legio (PE) è un tutt’uno con lo sperone di roccia dove sorge. Il piccolo rifugio è scavato in una parete della Majella a 700 m di altezza e la sua origine è precedente all’anno Mille. 

Il remoto luogo di meditazione e preghiera è stato restaurato intorno al 1250 da Pietro Angelerio. Il futuro papa Celestino V vi ha poi vissuto per due anni al ritorno dalla Francia, dove si era recato nel 1273 per ottenere da Papa Gregorio X il riconoscimento della sua Congregazione dei Celestini.

L’Eremo di San Bartolomeo è composto da una piccola cappella e da due celle scavate nella roccia. La costruzione si affaccia su una balconata di pietra e può essere raggiunta da quattro scale. Una si trova a nord e conta circa 30 gradini, un’altra arriva a sud ed è più lunga e irregolare, mentre le ultime due finiscono al centro della terrazza di roccia.

Nella cappella dell’eremo è conservata una statua lignea di San Bartolomeo. Il santo è scolpito con un coltello in mano e la sua pelle su una spalla per rappresentare il martirio per scorticamento. All’interno della chiesetta si trova anche una piccola risorgiva d’acqua che viene ritenuta “santa” ed è utilizzata per curare malattie e ferite e combattere le infestazioni delle piante.

8. Eremo di Sant’Onofrio al Morrone (Abruzzo)

Eremo Sant'Onofrio

Alcuni ritengono che l’Eremo di Sant’Onofrio al Morrone (AQ) sia stato costruito da Pietro Angelerio, altri che il futuro Celestino V lo abbia solo restaurato. Di sicuro, il santuario aggrappato a 630 m d’altezza sulla parete occidentale del Monte Morrone è quello più strettamente legato alla travagliata vicenda dell’eremita diventato papa.  

Pietro Angelerio si è ritirato nell’eremo vicino a Sulmona negli ultimi anni di vita ed è qui che è stato raggiunto nel 1294 dalla notizia dell’investitura a massima carica dello Stato Pontificio. L’ascetico uomo di fede ha accettato di portare “il gravissimo giogo”, ma ha rinunciato al papato dopo appena quattro mesi. Per questa ragione viene identificato dai commentatori della Divina Commedia con l’anima che Dante colloca tra gli ignavi dell’Antiferno e descrive come “colui che fece per viltade il gran rifiuto”. 

Dopo avere abbandonato la carica, Pietro Angelerio si è trovato in mezzo a una guerra di potere ed è tornato all’Eremo di Sant’Onofrio al Morrone in cerca di rifugio. L’ex papa ha cercato di raggiungere la costa per salpare alla volta della Grecia, ma è stato catturato in Puglia ed è morto in prigionia nel 1296.

La lunga permanenza dell’eremita nel santuario è testimoniata dalla cella e dalla grotta dove viveva e si ritirava in preghiera e alimenta un incessante pellegrinaggio di fedeli. Ma non solo. Molti pellegrini si recavano (e ancora si recano) all’eremo per compiere il rito propiziatorio dello “strofinamento”, che consiste nel toccare i luoghi dove ha vissuto un santo per guarire da malattie e problemi di salute.

Agosto 2021

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