Si dice che il diavolo faccia le pentole (e non i coperchi), ma a quanto pare è anche un grande costruttore di ponti. Quantomeno in Italia. Dal Friuli-Venezia Giulia alla Calabria, Lucifero avrebbe avuto una gran da fare a realizzare attraversamenti su fiumi, torrenti e valli.
La leggenda del “ponte del diavolo” è nata durante il Medioevo per “spiegare” la costruzione di opere che sembravano troppo grandiose o troppo ardite per essere fatte dell’uomo.
L’abilità ingegneristica di Etruschi e Romani era sconosciuta e la popolazione ha chiamato in causa il maligno. L’intervento di Lucifero è stato usato anche per giustificare la struttura asimmetrica e disassata di alcuni ponti e nel corso dei secoli è diventato un elemento mitologico sempre più diffuso.
La storia è più o meno sempre uguale. Lucifero viene invocato per costruire da zero o completare un qualche genere di attraversamento su un corso d’acqua e chiede in cambio l’anima del primo essere mortale che ci passa sopra.
Ma puntualmente viene “gabbato” dagli abitanti del paese o dal capomastro di turno (qualche volta da un santo), che fanno attraversare il ponte a un animale. Il diavolo si infuria, cerca di distruggere la sua opera lasciando segni più o meni evidenti e se ne va “scornato”.
A volte la leggenda “classica” è sostituita o affiancata da altre che introducono elementi diversi, ma la funzione resta quella di spiegare in modo semplice qualcosa di complicato.
I ponti del diavolo hanno spesso un profilo “a schiena d’asino”, ovvero formano una specie di “V” rovesciata, ma non mancano esempi di strutture lineari o al contrario più complesse. Lungo lo Stivale ce ne sono parecchi e qui trovate 8 dei più caratteristici con le loro leggende.