Le “grandi macchine a spalla” sono una tradizione radicata del Belpaese, ma quanti sanno cosa sono? Il nome è rivelatore fino a un certo punto.
La parola “macchina” fa riferimento a un’antica accezione popolare, che indica una struttura in legno riccamente decorata, ornata di simboli sacri e condotta in processione durante le feste religiose. Dunque, non un qualche tipo di congegno meccanico, bensì un “baldacchino” addobbato in modo sontuoso e di dimensioni imponenti – talvolta monumentali – sorretto da “portatori”.
Tali strutture hanno forme che spaziano da impalcature, a torri, fino a veri e propri “carri trionfali”, ma l’uso è sempre votivo e collegato alla tradizione cristiana. Benché non sia da escludere che l’origine sia più antica e abbia a che fare con remoti rituali pagani.
Le macchine vengono utilizzate in feste religiose ed eventi sacri e in Italia sono presenti un po’ ovunque. Ma quattro hanno una storia e un valore particolarmente importanti e dal 2013 fanno parte del Patrimonio Culturale Immateriali dell’Umanità UNESCO.
Le strutture e le celebrazioni riconosciute e tutelate dall’Organizzazione delle Nazioni Unite sono quelle di Viterbo, Nola, Palmi e Sassari e costituiscono la Rete delle Grandi Macchine a Spalla Italiane.