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Benvenuti al sud: alla scoperta di Castellabate

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In principio è stato Giù al Nord di Dany Boon. Poi è arrivato Benvenuti al Sud. Il film di Luca Miniero è un remake di quello francese e si muove con leggerezza sul terreno insidioso degli stereotipi e del pregiudizio. La pellicola racconta le peripezie di un direttore di ufficio postale della Brianza, Alberto (Claudio Bisio), che viene mandato in un paesino del Cilento, Castellabate, per aver cercato di ottenere il trasferimento a Milano con l’inganno. 

Alberto arriva al Sud convinto di trovare un ambiente pericoloso e arretrato, invece scopre una realtà completamente diversa. La gente è accogliente, i colleghi sono amichevoli e i luoghi meravigliosi. Poco alla volta, il prevenuto direttore viene conquistato dal Sud che temeva e denigrava e tornare al Nord non gli sembra più una prospettiva così allettante.

La bravura di Caudio Bisio e degli altri protagonisti (tra cui Angela Finocchiaro, Alessandro Siani e Valentina Lodovini) è senza dubbio una delle ragioni del successo del film. Ma Benvenuti al Sud ha conquistato la critica e il pubblico anche per le sue bellissime location. Fatta eccezione per la stazione ferroviaria (che è quella di Capranica-Sutri, in provincia di Viterbo), tutte le scene a Castellabate sono state girate davvero nel piccolo borgo.

Il Belvedere di San Costabile e il Castello dell’Abate

Il primo approccio tra Alberto e Castellabate avviene in una notte di pioggia e non è dei migliori. Una minacciosa targa che (all’apparenza) recita “Qui si muore” sembra confermare tutte le peggiori paure dell’uomo. Ma si tratta di un malinteso. L’iscrizione in realtà dice esattamente il contrario: “Qui non si muore!”.

La frase viene attribuita a Gioacchino Murat, che l’avrebbe pronunciata nel 1811 per elogiare la salubrità di Castellabate. La targa si trova al Belvedere di San Costabile, una terrazza panoramica a picco sul mare, che offre una straordinaria vista sul Golfo di Salerno, Capri e Ischia. 

Il Belvedere di San Costabile si apre ai piedi del Castello dell’Abate, dal quale prende il nome il paese. La costruzione della fortezza è stata iniziata il 10 ottobre 1123 da Costabile Gentilcore, quarto abate della Badia di Cava dei Tirreni, ed è stata portata a termine dal suo successore, Simeone. Il castello aveva una funzione difensiva e della originaria struttura normanna rimane traccia in una porzione di mura e nel mastio.

Le quattro torri e i camminamenti con spazi per i cannoni risalgono all’ampliamento e al potenziamento della fortezza effettuato nel XV secolo. Mentre l’innalzamento del primo piano è stato realizzato nel XVII secolo e la costruzione del secondo in quello successivo. Il Castello dell’Abate è aperto al pubblico e al suo interno vi sono abitazioni, magazzini, forni e cisterne, oltre a una rete di gallerie e cunicoli sotterranei che si dice che arrivi fino al mare.

Il centro medievale e i palazzi nobiliari

La fortezza normanna è l’elemento intorno al quale si sviluppa Castellabate. Il borgo costiero ha un impianto medievale e presenta un intreccio di stretti vicoli, piazze, scalinate e archi di pietra. L’ufficio postale (che nella realtà è un bar) è in pieno centro storico e affaccia su piazza 10 Ottobre 1123. Nello stesso slargo si trovano il locale dove Alberto e Mattia (Alessandro Siani) piombano ubriachi con lo scooter e il comando dei vigili nel film.

Il Belvedere di San Costabile (un tempo chiamato “Vaglio”) è l’ingresso principale all’abitato medievale, che nel corso dei secoli si è arricchito di diversi palazzi nobiliari. Uno dei più antichi e imponenti è Villa Matarazzo, una dimora ottocentesca con un grande parco, che ospita mostre ed eventi di vario tipo.

Nella frazione San Marco, invece, sorge Palazzo De Angelis. L’edificio risale al XVIII secolo e presenta un ingresso in pietra viva cilentana, sormontato da un’epigrafe in latino che probabilmente era un epitaffio.

A San Marco si trova anche la Torretta. La costruzione è una masseria fortificata seicentesca con diversi magazzini per conservare le derrate alimentari e una torre di avvistamento e difesa. La leggenda narra che fosse abitata da un marchese che esercitava lo ius primae noctis e in Benvenuti al Sud è uno degli edifici della finta Castellabate allestita per ingannare Silvia (Angela Finocchiaro).

Un altro palazzo storico è la Tenuta Granito a Punta Licosa, un ex casino di caccia settecentesco dove ha soggiornato il re Carlo I di Borbone e oggi struttura privata. 

Nella frazione più grande di Santa Maria, infine, sorge Palazzo Belmonte. L’edificio è stato eretto nel 1733 accorpando delle costruzioni preesistenti e dopo un ambizioso restauro è diventato un lussuoso ed esclusivo resort.

Palazzo Perrotti e le torri costiere

A Santa Maria si trova anche Palazzo Perrotti. La grande dimora gentilizia è stata costruita all’inizio dell’Ottocento dal barone Tommaso Perrotti e in Benvenuti al Sud è la casa in cui va a vivere Alberto. L’imponente edificio sorge sulla spiaggia della Marina Piccola (dov’è stata girata la scena finale del film) e “ingloba” l’antica Torre della Pagliarola.

La postazione di avvistamento e difesa è stata eretta nel Quattrocento, ma è stata più volte rimaneggiata. Nel secolo seguente è stata sopraelevata su uno sperone di roccia ed è stata inserita in una struttura a tronco di piramide. Nel Seicento è stata gravemente danneggiata dai Turchi e ristrutturata con l’aggiunta di “quattro pezzi d’artiglieria”. Alla fine del Settecento è stata nuovamente sistemata sotto la supervisione degli architetti e ingegneri di Carlo III di Borbone. 

Dopo essere stata destinata al Demanio da Gioacchino Murat, la torre è stata abbandonata a sé stessa ed è stata infine acquistata e recuperata dal barone Tommaso Perrotti. Il suo profilo ha ispirato il pittore e scrittore inglese J.A. Strutt, che l’ha inserita nel diario A pedestrian tour in Calabria & Sicily, mentre il geologo pugliese Cosimo de Giorgi l’ha citata in Viaggio nel Cilento

Oggi la “Torre Perrotti” è un simbolo di Castellabate, ma anche una preziosa testimonianza del sistema di difesa costiero che esisteva un tempo.

La postazione a guardia della marina di Santa Maria è la meglio conservata tra le diverse che sorgevano in località strategiche lungo tutto il litorale. Le più antiche sono le torri angioine di Tresino e quella di Licosa, che sono state costruite nel XIII secolo e delle quali rimangono alcuni ruderi. Invece quelle del Cannitiello, di Ogliastro, la Torricella e le torri dei Zappini e dell’Arena sono più tarde e risalgono al XVI secolo.

Porto Travierso o Porto delle gatte

La storia di Torre Perrotti è strettamente legata a quella di Porto Travierso o Porto delle gatte. La costruzione fortificata aveva il compito di difendere l’approdo e gli scambi che avevano luogo al suo interno.  

La tradizione vuole che l’antico porticciolo “Lu Traversu” sia stato comprato nel 1124 dall’abate Simeone dal conte di Acerno. Ma c’è anche un’altra versione che sostiene che il religioso lo abbia fatto costruire. In ogni caso, il piccolo scalo ha dato un grande impulso ai traffici commerciali e ha contribuito allo sviluppo della zona.

L’approdo presenta una peculiare struttura con due ordini di grandi arcate – che venivano utilizzate come magazzino per le merci – e alcuni fanno risalire il nome “Porto delle gatte” proprio al doppio porticato. La spiegazione è che le candele che venivano usate dai pescatori per illuminare i magazzini di notte facevano assomigliare le arcate agli occhi di tanti felini.

La suggestiva interpretazione, però, non mette tutti d’accordo. Altri ritengono che “Porto delle gatte” sia un adattamento o una storpiatura della parola “porticati”. Quello che è certo è che le grandi arcate hanno sempre avuto un ruolo nella vita di Castellabate. Dopo che sono state dismesse come magazzini per le merci, sono diventate un ricovero per le imbarcazioni e le reti dei pescatori e poi locali commerciali.

Il ristorante dove Alberto invita a cena i suoi colleghi per ringraziarli di avergli arredato casa è proprio uno storico locale nell’edificio porticato di Porto Travierso.

Il porticciolo turistico di San Marco e il mare del Pozzillo

Il Porto delle gatte continua a ospitare i gozzi dei pescatori e piccole imbarcazioni da diporto, ma in anni recenti è stato affiancato da un nuovo scalo turistico. Il porticciolo di San Marco si trova nell’omonima frazione a sud di Castellabate ed è dove Alberto e Mattia fanno pipì in mare alla fine del loro “alcolico” giro di consegna della posta.

Il piccolo porto è ravvivato da alcuni bar e qualche ristorantino e si trova a non molta distanza dalla spiaggia del Pozzillo. Il lungo tratto di litorale si distende per un chilometro tra le frazioni di San Marco e Santa Maria e presenta un arenile di sabbia fine e dorata bagnato da un’acqua cristallina. 

Il mare davanti alla spiaggia del Pozzillo fa da sfondo alla gita in barca di Alberto e Mattia fatta di pesca e chiacchiere ed è testimone della “profezia” che il giovane postino fa al suo capo: “Direttore, quando un forestiero viene al Sud, piange due volte: quando arriva e quando parte”.

Le chiese di Castellabate

Le chiese di Castellabate non sono protagoniste di Benvenuti al Sud come altri luoghi, ma la tradizione religiosa del paese viene in qualche modo evocata. Il borgo celebra San Costabile, San Marco e Santa Maria a Mare e per l’ultima organizza una fiera e uno spettacolo pirotecnico che ricorda da vicino la sequenza finale del film.

La devozione per Santa Maria a Mare è arrivata a Castellabate da Maiori e ha messo radici in una cappella del XII secolo dedicata alla Vergine. La chiesetta è stata ricostruita all’inizio dell’Ottocento e la leggenda narra che la statua della Madonna che viene portata in processione il 15 di agosto sia stata ripescata in mare.  

La chiesa è stata elevata a santuario nel 2007 ed è uno dei principali luoghi di culto di Castellabate insieme alla Basilica di Santa Maria de Gulia. Quest’ultima è stata edificata nel XII secolo su una preesistente cappella basiliana, ma è stata oggetto di numerosi rimaneggiamenti. Oggi presenta un corpo secentesco a tre navate sormontato da un campanile tardo romanico e al suo interno custodisce diverse pregevoli opere.

La più importante è il polittico realizzato nel 1472 di Pavanino da Palermo, che rappresenta la Madonna con Bambino in trono, San Pietro, San Giovanni, la Crocifissione e due scene dell'Annunciazione.

Sul territorio di Castellabate sono presenti numerose altre chiese antiche e moderne, tra cui la Cappella di San Marco nell’omonima frazione. Il piccolo edificio di culto risale al XVI secolo e sorge vicino al porto. La cappella è stata completamente restaurata nel 2012 e riaperta nello stesso anno con una benedizione alla presenza dell’abate di Cava dei Tirreni.

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