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Carnevali insoliti d'Italia: 9 da scoprire!

Non solo coriandoli: ecco 9 Carnevali insoliti da scoprire in Italia!

Basta la parola per evocare grandi festeggiamenti, maschere e costumi colorati, prelibatezze di ogni sorta e un’atmosfera di libertà, goliardia e “sregolatezza”. Ma cos’è – davvero – il carnevale? Le origini delle festa sono antiche e il significato sfaccettato. 

Il carnevale affonda le sue radici nelle celebrazioni dedicate a Dioniso e Saturno da Greci e Romani, nello scioglimento dagli obblighi del vivere civile e nel rovesciamento dell’ordine costituito. Ma riecheggia anche i riti di passaggio tra una stagione e l’altra, tra la vita e la morte. E proprio per questa valenza di “rinnovamento e “rinascita”, un po’ alla volta è stato assorbito nella tradizione cristiana e oggi rappresenta il periodo che prepara al digiuno e alla penitenza della Quaresima.

La complessità storica, culturale e religiosa del carnevale è alla base della grande quantità di usanze e di rituali con i quali è festeggiato in Italia (e non solo). Se le mascherate e i carri sono il “leit motiv” della maggior parte delle celebrazioni, esiste anche un cospicuo numero di festeggiamenti decisamente particolari e fuori dall’ordinario. Qui ne trovate nove da conoscere e – perché no – vivere almeno una volta!



1. Il Carnevale della Coumba freida (Val d’Aosta)

L’origine del Carnevale della Coumba freida – la “conca fredda” formata dalla Valpelline, dalla Valle del Gran San Bernardo e dalla Val di Bionaz – è incerta. Secondo una versione esiste (almeno) dal 1497 ed è nato in occasione del matrimonio tra due anziani valligiani celebrato con abiti “inusuali”. Secondo un’altra ha preso forma per esorcizzare il passaggio di Napoleone e delle sue truppe. Per certo è uno dei più vivaci e colorati della Val d’Aosta.

Il personaggio simbolo è la “Landzette”, un soldato napoleonico con una divisa rossa ornata di perline e specchietti e una maschera bianca sul viso. Il momento clou è la “Mascarada”, una sfilata in costume che fa tappa di casa in casa, di villaggio in villaggio.


2. Il Carnevale di Sauris (Friuli-Venezia Giulia)

A dare il via al Carnevale di Sauris è il “Rölar”, un personaggio vestito di scuro e con il volto coperto di fuliggine, che agita rumorosi sonagli (röln) per avvisare che è iniziata la festa. A quel punto, le “maschere belle”, agghindate di tutto punto, e le “maschere brutte”, con indosso stracci e un finto volto di legno, si riversano per la strada al seguito del “Kheirar”.

Un tempo, quest’ultimo – accompagnato da un suonatore – bussava alle porte con il manico di una scopa da stalla, entrava, faceva accomodare il musico, spazzava il pavimento e poi invitava le maschere a entrare. Oggi il rituale si è semplificato, ma gli elementi principali delle festa rimangono. Il sabato prima del Mercoledì delle Ceneri, il Rölar e il Kheirar, seguiti dalle maschere, animano la “Notte delle Lanterne”, un suggestivo corteo che si snoda nei boschi tra Sauris di Sopra e Sauris di Sotto


3. Il Carnevale Asburgico (Trentino-Alto Adige)

Elisabetta di Baviera, meglio conosciuta come “Sissi”, aveva una passione per le montagne del Trentino-Alto Adige e Madonna di Campiglio era una delle sue mete predilette. L’imperatrice d’Austria ha soggiornato più volte al Grand Hotel des Alpes – anche con il marito, Francesco Giuseppe – e il passaggio della coppia ha dato origine alla tradizione del Carnevale Asburgico.

La festa dura una settimana ed è una sorta di rievocazione storica, durante la quale hanno luogo sfilate, balli, cene e numerosi eventi di intrattenimento, ma anche conferenze e incontri culturali. Il cuore della celebrazione è il Salone Hofer, un lussuoso spazio in stile liberty all’interno del Grand Hotel des Alpes, dove il tempo sembra essersi fermato all’epoca di Sissi.


4. Il Carnevale di Ivrea (Piemonte)

Sospeso tra storia e leggenda, il Carnevale di Ivrea ha un forte valore simbolico e rappresenta la ribellione alla tirannide e la volontà del popolo di essere libero e autodeterminarsi. La manifestazione è caratterizzata da un cerimoniale complesso e da un gran numero di maschere: la Vezzosa Mugnaia, il Generale e lo Stato Maggiore, il Sostituto Gran Cancelliere, gli Abbà, il Podestà, i Pifferi e i Tamburi.

I festeggiamenti durano una settimana e culminano nella famosa “Battaglia delle Arance”. La disfida a colpi di agrumi viene combattuta da “arancieri” a piedi e sui “carri da getto” che rappresentano i vari rioni e per non essere colpiti bisogna portare il “berretto frigio”. Il copricapo – rigorosamente di colore rosso – è lo stesso indossato dai giacobini durante la Rivoluzione Francese e diventato nel tempo un simbolo di libertà.


5. Il Carnevale di Ronciglione (Lazio)

Cosa c’entra un reggimento di Ussari con il Carnevale di Ronciglione? I soldati a cavallo sono una “eredità” del dominio francese e tradizione vuole che la parata storica ricordi quella fatta da un ufficiale a uso e consumo di una bella ronciglionese di cui si era invaghito. Ma gli Ussari non sono l’unica maschera del borgo laziale.

Peculiari del Carnevale di Ronciglione sono anche i “Nasi Rossi”, nati – si dice – da una disavventura capitata a quattro amici amanti della buona tavola. Dopo una serata di bisboccia, uno di loro ha preparato e servito un piatto di pasta al sugo… in un vaso da notte (per fortuna pulito)! La “Pitalata” è diventata una tradizione del borgo ed è animata da un esercito di Nasi Rossi vestiti con camicione e cappello da notte bianco e armati di grandi forchette di legno e – ovviamente – pitali.


6. Il Carnevale di Satriano (Basilicata)

Il “Rumita” (l’”Eremita”) è il simbolo del Carnevale di Satriano. La maschera rappresenta un “uomo vegetale”, che la mattina della domenica prima di Martedì Grasso bussa alle porte delle case con il “fruscio”, un bastone che ha per punta un ramo di pungitopo. Chi riceve la visita dona all’”albero vagante” un piccolo obolo (in segno di buon auspicio), mentre tutto l’incontro si svolge in silenzio.

Negli ultimi anni, alla tradizionale questua solitaria si è aggiunta una vera e propria processione nel bosco: 131 Rumita – uno per ogni paese della Basilicata – danno vita alla “Foresta che cammina”. L’evento costituisce il clou del Carnevale di Satriano, che prevede altri due appuntamenti suggestivi. Uno è il matrimonio tra “lu Zit” e “a Zita”, interpretati rispettivamente da una donna e un uomo. L’altro è la sfilata delle maschere tradizionali che, oltre al Rumita, annoverano l’”Orso” e la “Quaresima”.


7. Il Carnevale di Tricarico (Basilicata)

Il Carnevale di Tricarico ha un prologo nel giorno dedicato a San Antonio Abate, protettore degli animali. Il 17 gennaio, una mandria di “Tori” e “Mucche” attraversa il paese, guidata dal “Conte”, dalla “Contessa” e dai “Massari” (antichi coltivatori che possedevano un terreno, due buoi e un aratro). Il corteo si svolge all’alba ed è annunciato dal suono dei campanacci.

La mandria si ferma alla Chiesa di San Antonio Abate, dove viene acceso un falò e il corteo viene benedetto, dopo avere effettuato tre giri propiziatori intorno al piccolo edificio sacro. Poi la mandria fa ritorno in paese. La processione viene ripetuta la domenica prima di Martedì Grasso, giorno in cui hanno luogo anche il rogo del “Fantoccio” e il pianto di “Quaremma”, la moglie del Carnevale.


8. Il Carnevale di Mamoiada (Sardegna)

Come a Tricarico, anche a Mamoiada è il 17 gennaio a dare inizio alle celebrazioni del carnevale. Nel giorno di San Antonio Abate fanno la loro comparsa Mamuthones e Issohadores. I due personaggi della tradizione – probabilmente i più famosi della Sardegna – eseguono una “processione danzata”, che viene ripetuta Martedì Grasso e la domenica che lo precede.

I Mamuthones hanno una maschera nera, una pelliccia dello stesso colore e portano sulla schiena pesanti campanacci. Gli Issohadores vestono un corpetto e un copricapo rossi, indossano una maschera bianca e impugnano delle funi chiamate “sa soha” (da cui il nome). Con queste, un tempo, “catturavano” le fanciulle e i proprietari terrieri per augurare buona salute alle une e buon lavoro agli altri. Oggi, invece, “acchiappano” i tanti turisti che partecipano al Carnevale di Mamoiada.

L’origine di Mamuthones e Issohadores non è chiara, ma è probabile che le due maschere abbiano a che fare con il ciclo della vita, la fertilità e i rituali della rinascita.


9. La Sartiglia di Oristano (Sardegna)

Il Carnevale di Oristano è una cosa sola con la Sartiglia, una giostra a cavallo che affonda le sue origini nei giochi militari per l’addestramento delle milizie. La Sartiglia si corre la domenica e Martedì Grasso, con il patrocinio di due corporazioni diverse: il Gremio dei Contadini e il Gremio dei Falegnami. Il protagonista è “su Componidori”, una maschera che è allo stesso tempo uomo e donna.

La Sartiglia ha un rituale complesso e culmina nel tentativo di su Componidori di “cogliere” un anello a forma di stella con la spada e con la lancia (“su stoccu”). Il “Re della Festa” ha due occasioni per riuscirci (così come i suoi due luogotenenti), mentre i cavalieri che sceglie dal corteo che lo segue hanno solo un tentativo. Al termine della giostra, su Componidori benedice la folla galoppando sdraiato all’indietro. Dopodiché iniziano le “pariglie”, spericolate esibizioni a cavallo eseguite da gruppi di tre cavalieri.


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