Il sito romano è una tappa obbligata quando ci si trova a Sperlonga. Il biglietto è unico e permette di visitare gli scavi e la grotta e di ammirare le statue rinvenute tra le rovine della villa imperiale. Le sculture (un “puzzle” di 15mila frammenti) sono state sottoposte a una lunga e complessa opera di restauro e molte hanno rivelato un’ispirazione legata al mito di Ulisse.
Tra le statue che raccontano una vera e propria “Odissea di marmo” spicca il gruppo di Polifemo. Il complesso scultoreo è stato ricostruito con un calco in gesso e presenta dimensioni a dire poco ragguardevoli. Il gigante è rappresentato ubriaco, sdraiato su una roccia, mentre Ulisse e i suoi compagni gli sono intorno pronti a colpirlo.
A osservare l’imponente scultura si prova una sensazione di déjà-vu e un motivo c’è. Il gruppo di Polifemo viene attribuito agli scultori Agesandro, Atenodoro e Polidoro, gli autori della celebre statua di Laocoonte e i suoi figli custodita nei Musei Vaticani. I tre artisti avrebbero realizzato anche un’altra scultura ritrovata a Sperlonga, ovvero Scilla che attacca la nave di Ulisse.
Le statue ispirate alla storia dell’eroe greco adornavano l’”Antro di Tiberio” e la ragione è ben precisa. L’imperatore rivendicava di essere discendente di Ulisse e la grotta era il fiore all’occhiello della sua grande villa. Tiberio è rimasto affascinato dal mito e ha contribuito a perpetuarlo in quelli che altro non sono che i luoghi narrati da Omero nell’Odissea.
Non a caso, il tratto di costa che si sviluppa dal Circeo a Gaeta si chiama “Riviera di Ulisse”. E dall’eroe greco prende il nome anche una strada panoramica che corre lungo la costa. Il “Sentiero di Ulisse” può essere percorso a piedi o in bicicletta e collega la villa e il museo all’abitato di Sperlonga.