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Etna: 8 curiosità sul vulcano della Sicilia

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È uno dei simboli della Sicilia e del 2013 fa parte del Patrimonio dell’umanità dell’Unesco. L’Etna è il vulcano più grande d’Europa (da un punto di vista geografico) ed è uno dei più attivi. “A’ muntagna”, come lo chiama la gente del posto, ha iniziato a formarsi quasi 600mila anni fa e ancora oggi continua a cambiare per le incessanti eruzioni.

L’Etna sorge nel territorio di Catania, all’interno dell’omonimo parco naturale, e con i suoi oltre 3mila metri di altezza domina di fatto due mari (lo Ionio e il Tirreno). Il vulcano è caratterizzato da una struttura complessa e presenta una grande varietà di paesaggi urbani, agricoli e boschivi. 

A piedi e sulle pendici di “a muntagna” sorgono numerosi centri abitati di piccole e grandi dimensioni, mentre in quota sono presenti ben due… stazioni sciistiche! L’idea di sciare su un vulcano (per di più attivo) è senza dubbio straniante, oltre che molto suggestiva. Ma non è l’unica caratteristica sorprendente dell’Etna.

“A muntagna” riserva parecchie storie piene di fascino e curiosità inaspettate. Qui ne trovate 8 da non perdere per conoscere meglio il grande vulcano siciliano.

Due nomi per un vulcano

Nessuno ha dubbi. Il vulcano che domina la Sicilia è l’Etna. Ma allora, quando la gente del posto parla del vulcano Mongibello, a cosa si riferisce? In realtà, sempre alla “a muntagna”. L’Etna ha due nomi, che hanno a che fare con i diversi popoli che si sono succeduti sull’isola.

Quello più noto sarebbe di origine greca e farebbe riferimento al toponimo Aitna, che a sua volta deriverebbe dal verbo “aíthō”, che significa “ardere, bruciare”. Invece, Mongibello proverrebbe dal termine arabo “gebel”, che vuol dire “monte isolato”. In epoca romana sarebbe stata aggiunta la parola “mons” e il nome sarebbe diventato “mons gebel”, letteralmente “monte monte”.

Etna si è affermato come il toponimo ufficiale, ma Mongibello è rimasto diffuso tra i locali, che in dialetto lo pronunciano “Muncibbeḍḍu”.

Eruzioni e cambiamenti

Si dice che sull’Etna ci sia sempre un pennacchio di fumo. In realtà non è proprio così, ma è vero che il vulcano siciliano è uno dei più attivi del mondo. Le eruzioni avvengono dalla cima e dai fianchi (fino a poche centinaia di metri sul livello del mare) e quelle dalla sommità possono protrarsi per anni. 

L’attività dell’Etna è effusiva ed esplosiva. In altre parole, il vulcano produce fiumi di lava e lancia gas, polvere, rocce e materiale piroclastico nell’atmosfera (anche a molti chilometri di altezza e distanza). Le continue eruzioni hanno modificato e ancora continuano a modificare il profilo di “a muntagna”. 

Fino all’Ottocento, l’Etna presentava un solo cratere sommitale. Oggi, le aperture sulla cima sono quattro: la Voragine, la Bocca Nuova, il Cratere di Nord-Est e il Cratere di Sud-Est. Quest’ultimo è il più recente (si è formato nel 1971), mentre il Cratere di Nord-Est è il punto più alto del vulcano, a circa 3.320 metri di quota.

Anche l’altezza dell’Etna è cambiata nel corso dei secoli a causa dell’attività eruttiva. All’inizio del Novecento era di 3.295 metri, poi è cresciuta ed è arrivata 3.350 metri nel 1981. Da allora ha iniziato a diminuire, fino a raggiungere la misura attuale.

In cima al vulcano

Fino agli anni ’50, sull’Etna si saliva a piedi o a dorso di mulo. I turisti erano pochi e a raccontare la storia di “a muntagna” erano i pastori. Poi sul versante sud (nel territorio di Nicolosi) è stata costruita la funivia e il vulcano è diventato una delle località più frequentate della Sicilia.

L’impianto non ha avuto vita facile. È stato colpito e pesantemente danneggiato più volte dalle eruzioni e nel 2004 ha riaperto dopo un importante intervento di rinnovamento. Oggi la stazione di partenza si trova a circa 1.900 metri di altezza, mentre quella di arrivo è situata a 2.505 metri.

In quota è presente un servizio di mezzi 4X4 che permette di raggiungere in modo agevole i crateri sommitali. È anche possibile coprire il dislivello a piedi, ma in tutti casi è consigliato procedere con una guida autorizzata.

Un vulcano sotto osservazione

L’Etna ha ospitato una delle prime strutture al mondo per studiare i fenomeni vulcanici in alta quota. Il rifugio-osservatorio la “Casa degli inglesi” è stato costruito nel 1804 dal naturalista e geologo Mario Gemmellaro e nel 1881 è diventato il Regio osservatorio vulcanologico etneo. Ma l’attività del centro ha avuto vita breve.

In seguito alla morte nel 1890 dello scienziato che aveva promosso il progetto, Orazio Silvestri, l’osservatorio è stato abbandonato. Da allora ci sono voluti più di quarant’anni e un’eruzione devastante (nel 1923) perché venisse approvata la costituzione del primo Istituto vulcanologico universitario d'Europa e la realizzazione dell’Osservatorio etneo. 

Il centro ha avviato una moderna e sistematica attività di monitoraggio dei vulcani attivi della Sicilia, ma l’osservatorio sull’Etna è andato distrutto nel corso della violenta eruzione del 1971. Tuttavia, la strada era tracciata e nel 1977 è sorto l’Osservatorio Vulcanologico dell’I.N.G.V. (Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia). 

La nuova struttura è stata costruita a nord-est dei crateri sommitali e si trova in una posizione al riparo da eventuali colate laviche. 

Dispensa Etna

La posizione geografica, le condizioni climatiche e – soprattutto – la composizione unica del terreno rendono l’Etna un luogo ideale per l’agricoltura. Le pendici di “a muntagna” custodiscono uno straordinario patrimonio di prodotti tipici e di qualità.

Uno dei più famosi è senza dubbio il pistacchio verde di Bronte. A dire la verità, il Pistacia vera non è originario della Sicilia, bensì è stato introdotto sull’isola dagli Arabi. Ma sull’Etna ha trovato un habitat perfetto e ha finito per diventare un simbolo della Sicilia. 

Altre colture caratteristiche di “a muntagna” sono la fragola di Maletto, di colore chiaro e con un sapore intenso e aromatico, le varietà antiche di mele Cola e Gelato Cola, la ciliegia e il ficodindia dell’Etna, entrambi certificati DOP.

Alle pendici del vulcano è coltivato anche un limone con un succo caratterizzato da una elevata concentrazione di acido citrico e una buccia molto ricca di oli essenziali (che ha ottenuto il riconoscimento IGP). 

Inoltre, sull’Etna vengono prodotti miele e olio di rinomata qualità e il celebre vino Etna DOC. Quest’ultimo si presenta nelle tipologie rosso, rosato bianco e bianco superiore e deriva dai vitigni autoctoni Nerello mascalese, Nerello carricante, Cappuccio e Catarratto.

Tra lava e neve

Sciare su un vulcano sembra un paradosso, invece sull’Etna è possibile. “A’ muntagna” ospita ben due comprensori, uno sul versante sud e l’altro sul versante nord. 

Il primo si trova nel territorio di Nicolosi ed è il più esteso. Comprende piste rosse e blu ed è dotato di quattro impianti di risalita. I tracciati per gli sciatori più esperti sono serviti dalle telecabine (che portano alla pista “Piccolo rifugio” a quota 2.500 metri), dallo skilift Omino e dalla seggiovia (che si fermano più in basso). Invece, lo skilift Montagnola permette di salire da 2.500 metri a 2.604 metri e serve una pista blu e una rossa.

Il comprensorio sul versante nord fa parte del comune di Linguaglossa e corrisponde alla stazione sciistica di Piano Provenzana. Anche in questo caso sono presenti piste rosse e blu e quattro impianti di risalita (più un tapis roulant), ma la quota massima raggiunta è inferiore (2.400 metri).

Tutti e due i comprensori presentano un ambiente naturale a dire poco unico e nelle giornate terse regalano una sorprendente vista sul mare. La stagione sciistica dura indicativamente da dicembre alla primavera ed è possibile praticare il fuoripista.  

Re Artù sull’Etna

Cosa c’entra Re Artù con l’Etna? Suona strano, eppure il condottiero britannico è protagonista (anche) di una storia ambientata in Sicilia. Secondo la leggenda, dopo essere stato gravemente ferito nella battaglia di Camlann, Artù sarebbe stato portato da Morgana non ad Avalon, bensì… sull’Etna!

Non è chiaro come l’eroe per antonomasia del folklore britannico sia entrato a fare parte della tradizione siciliana. Ma la storia “rivisitata” compare per la prima in uno scritto dell’autore, giurista e politico inglese Gervasio da Tilbury, vissuto tra il XII e il XIII secolo. 

La vicenda ha inizio quando un cavallo del vescovo di Catania scappa a un giovane stalliere. Il garzone si mette a cercare la bestia in lungo e in largo e alla fine decide di entrare nel “cavo tenebroso del monte”. E qui ha una incredibile sorpresa. Davanti a lui si apre “una campagna assai spaziosa e gioconda, e piena d’ogni delizia”, in mezzo alla quale si innalza “un palazzo di mirabil fattura”.

Nella grandiosa dimora, “sopra un letto regale”, riposa Re Artù. Il sovrano ascolta la storia del giovane e dà ordine che gli sia subito riportato il cavallo. Poi rivela al ragazzo che vive nell’Etna “da gran tempo”, dopo essere stato ferito “in una battaglia da lui combattuta contro il nipote Modred e Childerico”. Alla fine, Artù congeda lo stalliere e omaggia il vescovo con dei doni che suscitano grande meraviglia. 

La storia è stata rimaneggiata nel corso del secoli e oggi esistono diverse versioni. Ma tutte quante vedono il condottiero britannico vivere una nuova esistenza nell’Etna…

Il vulcano a Hollywood

L’Etna compare in una delle saghe cinematografiche più famose di sempre. La produzione di Star Wars: Episodio III – La vendetta dei Sith ha filmato la “eruzione perfetta” del 2002 per creare il paesaggio di lava e fuoco del pianeta Mustafar, dove si compie il destino di Anakin Skywalker. Ma Guerre Stellari non è l’unico film in cui il vulcano siciliano si è ritagliato una parte da protagonista.

Negli anni ’60, Pier Paolo Pasolini ha utilizzato la Valle dell’Etna per lo spezzone delle “tentazioni nel deserto” in Il vangelo secondo Matteo. Più di recente, il vulcano bianco di neve è apparso nella sequenza di apertura di L’attesa di Piero Messina. Inoltre, Joe Wright ha scelto “a muntagna” per girare alcune scene di Cyrano, nuovo adattamento della commedia di Edmond Rostand con Peter Dinklage.

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