Il paesaggio tra il centro e il sud Italia è punteggiato da borghi che sembrano in bilico su rilievi più o meno alti, ma tutti caratterizzati da scoscese pareti verticali. Queste peculiari formazioni di roccia sono fatte di tufo – una pietra di origine vulcanica, particolarmente friabile – e il loro aspetto incombente è causato dell’erosione.
Civita di Bagnoregio è l’emblema dei paesi in “equilibrio precario” su uno sperone di tufo. Non solo perché sorge alla sommità di un piedistallo di roccia che sembra a malapena contenerla, ma soprattutto perché il rilievo che la sostiene si sta lentamente sgretolando. Il borgo in provincia di Viterbo è destinato a scomparire e per questo si è guadagnato il malinconico appellativo di “città che muore”.
Il poco distante Celleno, invece, viene chiamato il “paese fantasma” perché nel 1951 è stato sgomberato in maniera coatta a causa del dissesto sempre più grave della rupe sulla quale sorge. Il borgo, però, non si è arreso al suo destino e come Civita di Bagnoregio – dove vivono ancora alcune persone – è diventato una suggestiva meta turistica.
Qualcosa di analogo è accaduto a un altro paese nel Lazio, Calcata. Dopo essere stato abbandonato negli anni ’30 del Novecento, il piccolo centro ha ricominciato a popolarsi nel dopoguerra e oggi è conosciuto come “il borgo degli artisti”.
Tra i paesi in bilico su uno sperone di tufo ci sono pure Orvieto e Pitigliano in Toscana e Sant’Agata de’ Goti in Campania e anche loro hanno una storia unica da raccontare. Se siete curiosi e volete saperne di più, leggete qui!