Distesa nella Valle del fiume Metauro e circondata da morbide colline, Urbania fino al 1636 non esisteva. O per meglio dire: esisteva, ma aveva un altro nome. In origine si chiamava Casteldurante e ancora oggi l’aggettivo “durantino” viene utilizzato per indicare persone, fatti e cose che hanno a che fare con il paese. Il nuovo toponimo è stato adottato in onore di Papa Urbano VIII, dopo che l’abitato è stato elevato a città e diocesi.
Urbania conserva nel centro storico una spiccata impronta medievale e alcune pregevoli architetture civili e religiose. Tra queste ci sono il Palazzo Ducale (dove hanno sede i Musei Civici con i Globi di Gerardo Mercatore), il Teatro Bramante, il Duomo e la Chiesa dei Morti, che custodisce diciotto mummie perfettamente conservate.
Poco fuori, invece, sorge il Barco Ducale, l’antico parco di caccia dei Duchi di Urbino, al cui interno si trova il Convento di San Giovanni Battista. Il grande polmone verde è collegato al centro urbano dal “Sentiero del Duca”, una piacevole passeggiata lungo il corso del Metauro, che si ispira a quella che un tempo percorrevano gli ospiti dei Montefeltro-Della Rovere.
Urbania è anche un luogo di tradizioni e le due più celebri sono legate alla ceramica e alla Befana. Il borgo è diventato un rinomato centro per la produzione di raffinate maioliche durante il Rinascimento e ancora oggi è famoso in tutto il mondo. La questione della iconica vecchietta, invece, è una faccenda più recente.
Da quasi trent’anni, ormai, nei giorni dell’Epifania, Urbania diventa “il paese della Befana”. Le strade e le piazze del borgo si riempiono di bancarelle ed eventi, attività e spettacoli per piccoli e grandi si susseguono senza soluzione di continuità. Ma non solo. Dal 2016, in uno spazio del palazzo civico, esiste una vera e propria “Casa della Befana”, che rimane aperta tutto l’anno.
Se la storia di Urbania, i suoi “tesori” e le sue tradizioni vi incuriosiscono e volete saperne di più, leggete qui!