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La reggia di Caserta in pillole: 6 cose da sapere

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Caserta è stata per lungo tempo un possedimento degli Acquaviva d’Aragona e dei Caetani di Sermoneta e ha seguito le vicende delle due famiglie fino al declino. Nel 1717, il filosofo George Berkeley ha raccontato di una “splendida dimora” in rovina, circondata da un grande parco con fontane e statue lasciato all’abbandono. 

Lo stato miserevole dell’antico feudo è cambiato completamente quando Carlo di Borbone ha scelto Caserta per costruire il nuovo palazzo reale. Il principato alle porte di Napoli era un luogo ideale perché al riparo dalle eruzioni del Vesuvio e dagli attacchi dei pirati e il re lo ha acquistato nel 1750 dai suoi proprietari gravemente indebitati.

Il sovrano borbonico ambiva a costruire una reggia in grado di rivaleggiare con le grandi corti di Vienna e Parigi e ha affidato il progetto a una vera e propria “archistar” dell’epoca, Luigi Vanvitelli. Il cantiere del nuovo palazzo reale ha assunto in breve tempo proporzioni enormi ed è rimasto aperto per quasi cent’anni. 

Il progetto originale è stato “ridimensionato” dopo la morte dell’architetto campano e il passaggio della “fabbrica” al figlio Carlo, ma la Reggia di Caserta rimane un’opera dal valore architettonico, artistico e storico straordinario. Non a caso, l’UNESCO l’ha proclamata Patrimonio dell’umanità (insieme all’Acquedotto Carolino e al Belvedere Reale di San Leucio).

L’imponente palazzo in stile barocco e neoclassico e il vasto parco con un grande giardino all’italiana e un giardino inglese richiamano ogni anno migliaia di turisti e hanno conquistato anche Hollywood. Se volete saperne di più, qui trovate 6 curiosità da conoscere sulla Reggia di Caserta per viverla in tutte le sue sfaccettature.

1. Numeri reali

I lavori della Reggia di Caserta sono iniziati il giorno del trentaseiesimo compleanno di Carlo di Borbone, il 20 gennaio 1752. Il re di Napoli voleva fortemente il nuovo palazzo reale. Ha acquistato l’allora feudo di Caserta e ha ingaggiato uno dei più famosi architetti dell’epoca, Luigi Vanvitelli. Ma non ha mai visto il suo ambizioso progetto finito. Il cantiere della Reggia di Caserta è stato chiuso dopo 93 anni. 

Fino alla proclamazione di Carlo di Borbone a Re di Spagna, i lavori sono proceduti in maniera spedita. Le cronache dell’epoca parlano di oltre 2mila persone impegnate nella costruzione del palazzo. Tra loro c’erano anche donne, galeotti e schiavi africani (i cosiddetti “barbareschi”). 

Poi il cantiere ha dovuto fare i conti con due epidemie di colera, una lunga carestia, la morte di Vanvitelli, vari sconvolgimenti politici e una sempre più grave mancanza di fondi. Alla fine, la Reggia di Caserta è stata completata nel 1845. Il progetto è stato modificato per contenere i costi, ma a quel punto erano stati spesi più di 8 milioni di ducati (pari a centinaia di milioni di euro).

Il faraonico palazzo ha una superficie di oltre 47mila metri quadrati e conta più di 1.200 stanze, 34 scale e 1.742 finestre. All’interno comprende 4 cortili, mentre tutto intorno è circondato da un parco di 120 ettari che si estende per quasi 3 chilometri.

2. Un affare di famiglia 

Luigi Vanvitelli non è stata la prima scelta di Carlo di Borbone per la Reggia di Caserta. Quando ha deciso di costruire il nuovo palazzo reale, il sovrano di Napoli si è rivolto a Mario Gioffredo. Ma la reggia roccaforte proposta dal “Vitruvio napoletano” non è piaciuta al re, che ambiva a un’opera in grado di gareggiare con le grandi corti europee.

Carlo di Borbone ha pensato di ingaggiare l’autore della Fontana di Trevi, Nicola Salvi. Ma le precarie condizioni di salute dell’architetto romano hanno convinto il re a “ripiegare” su Luigi Vanvitelli. E la decisione ha premiato il sovrano. Il grandioso progetto dell’architetto di Napoli ha conquistato sia il re che la regina. Non solo. La reale consorte ha chiesto a Vanvitelli di “disegnare” la città che sarebbe sorta intorno al palazzo reale.

L’architetto si è trasferito a Caserta e nell’arco di un mese ha organizzato il cantiere della reggia. Vanvitelli ha accettato altre commesse mentre lavorava alla “fabbrica” del palazzo reale, ma il cantiere di Caserta rimane il suo progetto più grande e complesso (anche per gli intrighi di corte e l’ostilità che ha dovuto affrontare).

Al pari di Carlo di Borbone, anche l’architetto napoletano non ha visto la sua opera finita. Vanvitelli è morto nel 1773, ma la reggia è rimasta un “affare di famiglia”. La direzione della fabbrica è passata al figlio Carlo, che ha dovuto ridimensionare il progetto del padre per le mutate condizioni politiche ed economiche.

Il giovane Vanvitelli ha operato una grossa semplificazione, ma ha rispettato l’idea di base paterna. A lui si devono le decorazioni degli ambienti e il giardino inglese (realizzato con il botanico britannico John Andrew Graefer). Carlo è mancato nel 1921 e la reggia è stata portata a termine da altri architetti.

3. Da Parigi a Caserta

Nelle intenzioni di Carlo di Borbone, la Reggia di Caserta doveva competere per magnificenza con le grandi corti europee come Parigi e Vienna. E il progetto di Luigi Vanvitelli ha saputo esaudire il desiderio del re non solo per il palazzo reale, ma anche per il grande parco.

Il “verde” della reggia mescola elementi del giardino rinascimentale, le nuove idee introdotte dall’architetto paesaggista André Le Nôtre a Versailles e reminiscenze del palazzo reale della Granja de San Ildefonso. Il risultato è un grande parco diviso in due parti. 

La prima è il cosiddetto “parterre” ed è formata da un’ampia radura verde, attraversata da una rete di viali disposti a raggiera. L’idea originale di Vanvitelli prevedeva che al posto dell’erba ci fosse un letto di fiori multicolori, ma il progetto è stato cambiato in corso d’opera. La seconda è una spettacolare “via d’acqua” scandita da fontane monumentali, vasche e cascatelle, che culmina in una grande cascata artificiale.

Lo scenografico viale si sviluppa lungo una direttrice che unisce Napoli alla reggia e attraversa il parco con una straordinaria fuga prospettica. Il fenomeno ottico non è casuale, ma è un’invenzione vanvitelliana e prende il nome di “effetto cannocchiale”. 

A dare ulteriore lustro al “verde” del palazzo reale di Caserta ci ha pensato Maria Carolina d’Austria. La moglie del Re di Napoli Ferdinando IV è rimasta affascinata dalla nuova moda dei giardini all’inglese e ha voluto costruirne uno sul modello di quello della sorella Maria Antonietta a Versailles. Il progetto è stato affidato a Carlo Vanvitelli e al botanico John Andrew Graefer e ha preso forma in un giardino ricco di piante esotiche e finte rovine. 

4. L’acquedotto del re

La costruzione della Reggia di Caserta ha posto l’esigenza di creare un sistema di rifornimento idrico adeguato alle necessità del palazzo reale e della nuova città in progetto. Carlo di Borbone ha affidato il progetto a Luigi Vanvitelli e l’architetto ha realizzato un’opera all’avanguardia.

L’”Acquedotto Carolino” (così chiamato in onore del re) è una straordinaria costruzione in tufo e ferro e si sviluppa per 38 chilometri dalle sorgenti del Fizzo a Bucciano alla cascata artificiale alla fine del parco della reggia. Il sistema di condotte è per lo più sotterraneo, ma in tre punti del tracciato è stato necessario costruire dei ponti-canali.

Il più celebre è senza dubbio quello della Valle di Maddaloni. L’imponente viadotto si sviluppa per 500 metri ed è formato da tre ordini di archi a tutto sesto che sfiorano i 60 metri di altezza. 

Per realizzare l’Acquedotto Carolino ci sono voluti 16 anni e una spesa di oltre 600mila ducati. Ma l’opera ha portato beneficio a tutta la zona di Caserta. L’acquedotto ha migliorato le condizioni di vita della popolazione e ha favorito lo sviluppo dell’attività agricola e manifatturiera. 

All’opera del Vanvitelli è legata anche la creazione della colonia di San Leucio, un’avanguardistica comunità “paritaria” basata sulla produzione della seta.

5. Un oggetto non identificato

Non è un UFO, ma l’effetto che ha fatto è lo stesso. Dopo l’annessione del Regno delle Due Sicilie al Regno d’Italia, la Reggia di Caserta è passata ai Savoia. La famiglia sabauda ha effettuato un inventario dei beni del palazzo reale e la tradizione vuole che nell’elenco sia stato inserito “uno strano oggetto a forma di chitarra”. 

Il misterioso pezzo che tanta perplessità ha suscitato negli incaricati dei Savoia altro non era che un bidet. Ma l’incertezza è comprensibile. Quello della Reggia di Caserta era il primo che si vedeva in Italia. A volerlo era stata la regina Maria Carolina d’Asburgo-Lorena, che aveva imparato a utilizzarlo in Austria. 

Il bidet della moglie di Ferdinando IV era un catino in bronzo dorato montato su una struttura di mogano ed era dotato di acqua corrente e scarico. Maria Carolina d’Austria lo ha fatto installare nel suo bagno privato e lì si trova ancora oggi. I Savoia lo hanno lasciato dov’era perché non sapevano cosa fosse e (fortunatamente) non è stato danneggiato durante l’occupazione della reggia da parte degli alleati.

6. Una reggia stellare

Maria Amalia di Sassonia, Maria Carolina d’Austria e… Padmé Amidala! Dalla realtà alla finzione, la Reggia di Caserta è il palazzo reale del pianeta Naboo in Guerre Stellari. L’opera vanvitelliana compare nella trilogia prequel della celebre saga in La minaccia fantasma e L’attacco dei cloni.

Il vestibolo superiore della reggia è la Sala del trono dove Padmé discute con i suoi consiglieri e Lord Sidious tesse le sue trame. Invece, il monumentale scalone d’onore e la galleria d’ingresso fanno da sfondo alla cattura della principessa e della corte e agli intrighi della Federazione e Darth Maul.

Ma quelli di Star Wars non sono gli unici film di cui la reggia è protagonista. Il palazzo reale di Caserta fa una fugace apparizione in Mission: Impossible III e compare nel “ruolo” del Vaticano in I due papi.

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