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La Scala dei Turchi in Sicilia: 7 curiosità sulla scogliera bianca

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L’hanno modellata il vento e l’acqua, l’hanno salita gli invasori che arrivavano da oriente ed è stata protagonista nel cinema e nella letteratura. La Scala dei Turchi domina da secoli la costa di Realmonte con il suo profilo di gradoni bianchi che si tuffano nel mare azzurro ed è uno dei simboli della Sicilia.

L’imponente scogliera di pietra candida si è formata in epoca preistorica ed è un monumento naturale di straordinario valore e bellezza, ma anche molto fragile. L’erosione e il turismo di massa hanno compromesso la stabilità del promontorio e hanno portato alla decisione di impedire l’accesso ai suoi gradoni.

Lo sperone di roccia bianca vicino ad Agrigento è sotto sequestro dal 2020 (anche per una complicata questione di proprietà), ma il suo profilo unico continua a stagliarsi tra mare e cielo. Fino a quando non saranno effettuati i previsti lavori di consolidamento e messa in sicurezza, vale il vecchio adagio: “Guardare e non toccare”. 

Ma anche così, la Scala dei Turchi rimane uno spettacolo straordinario e ha tanto da raccontare. Scoprite qui la sua storia e le leggende e le curiosità che la riguardano.

Un nome che racconta la storia

La Scala dei Turchi si chiama così perché costituiva una (comoda) rampa d’accesso alla terraferma per gli invasori che provenivano da oriente. Ma il toponimo contiene un “errore”.

I soldati e poi i pirati che arrivavano dal mare non erano (solo) turchi, bensì appartenevano a diversi popoli arabi. La Sicilia era una terra ricca e un avamposto strategico per penetrare in Italia e la lotta dei “turchi” per conquistarla è iniziata nel VII secolo.

La costa di Realmonte si è rivelata un approdo ideale per le navi che arrivavano dalla penisola araba e ha permesso agli invasori da oriente di raggiungere e impadronirsi facilmente di Agrigento. Altri sbarchi sono avvenuti nel territorio di Trapani e vicino a Siracusa e alla fine tutte le grandi città della Sicilia hanno dovuto arrendersi ai “turchi”. 

Una testimonianza preistorica

rio sass canyon

Un’imponente gradinata candida come la neve a precipizio sul mare. La Scala dei Turchi spezza la costa di Realmonte con il suo profilo digradante e si allunga nell’acqua turchese creando un suggestivo contrasto di colori. 

Il caratteristico bianco della scogliera è dovuto a una particolare formazione geologica chiamata “trubi”. Questo tipo di roccia si è sedimentata tra 5 e 2 milioni di anni fa ed è composta da strati alternati di calcare e marna (un insieme di argilla e carbonato) ricchi di microrganismi marini fossili.

I trubi sono una formazione geologica tipica della Sicilia e la loro composizione è all’origine del profilo a gradoni della Scala dei Turchi. Il vento e l’acqua consumano con maggiore facilità la marna, mentre la roccia calcarea è più resistente. La differente velocità di erosione ha portato alla comparsa dei grandi “scalini”, mentre gli agenti atmosferici continuano a modellare la scogliera ancora oggi.

Bella, fragile e contesa

Brent de l'Art

Scattare foto sui gradoni e guardare il tramonto dalla candida scogliera di Realmonte sono stati per anni due “must” delle vacanze in Sicilia. Ma dal 27 febbraio 2020 non è più possibile fare né l’una né l’altra cosa. La Scala dei Turchi è stata chiusa a causa del progressivo deterioramento della fragile roccia che la costituisce.

Il turismo di massa e il poco rispetto di (purtroppo) una consistente parte dei visitatori hanno portato la falesia a sgretolarsi e a cadere letteralmente a pezzi. I numerosi crolli hanno compromesso la stabilità del promontorio e rappresentano un pericolo per l’incolumità delle persone.

Il progetto per rendere di nuovo fruibile la Scala dei Turchi prevede il consolidamento e la messa in sicurezza della scogliera e la successiva riapertura con accesso contingentato. Ma i lavori sono rimasti bloccati perché un privato reclamava il possesso di una porzione del Promontorio. 

A settembre 2021, il Tribunale di Agrigento ha rigettato le rivendicazioni del sedicente proprietario, ma la strada verso una soluzione della situazione rimane lunga.

Guardare e non toccare

orrido di Botri

Salire sui gradoni della Scala dei Turchi è vietato, ma l’imponente scogliera si può ammirare da (un po’ più) lontano. A nord e sud del promontorio si allungano due lingue di sabbia che offrono una panoramica vista dal mare.

Il tratto di costa che si sviluppa da Capo Rossello verso la Scala dei Turchi presenta un’alternanza di spiaggia libera e lidi attrezzati ed è caratterizzato da un fondale basso e che digrada lentamente. Quello che da Porto Empedocle risale verso il promontorio è movimentato da cale e calette che intervallano un arenile dorato.

Un altro punto di osservazione per godere della candida bellezza della Scala dei Turchi è il belvedere del FAI (Fondo Ambiente Italiano) a ridosso della strada provinciale di Realmonte. Il punto panoramico è stato realizzato nell’ambito di un progetto di recupero e valorizzazione del territorio e a luglio 2021 è stato insignito della targa “I luoghi del cuore”.

Un luogo di cinema e letteratura

Per i lettori di Andrea Camilleri, la Scala dei Turchi è il Commissario Montalbano. Lo scrittore dipinge un emozionante quadro letterario della spettacolare scogliera bianca nel romanzo La prima indagine di Montalbano:  

Il profilo della parte più alta della collina di marna candida s’incideva contro l’azzurro del cielo terso, senza una nuvola, ed era incoronato da siepi di un verde intenso.

Nella parte più bassa, la punta formata dagli ultimi gradoni che sprofondavano nel blu chiaro del mare, pigliata in pieno dal sole, si tingeva, sbrilluccicando, di sfumature che tendevano al rosa carrico. Invece la zona più arretrata del costone poggiava tutta sul giallo della rina”.

La Scala dei Turchi compare anche nella celebre serie TV Il commissario Montalbano e nel prequel Il giovane Montalbano. Ma il personaggio inventato da Andrea Camilleri non è l’unico a muoversi sullo sfondo dell’imponente scogliera di marna. La Scala dei Turchi è stata usata come location pure in Malèna di Giuseppe Tornatore e In guerra per amore di Pif.

Romeo e Giulietta a Realmonte

Anche Realmonte ha i suoi Romeo e Giulietta. Un’antica storia del posto racconta che una giovane e bella ragazza di nome Rosa si era innamorata perdutamente di un aitante giovanotto chiamato Peppe. Il ragazzo ricambiava i sentimenti di Rosa, ma il ricco padre della giovane non voleva saperne perché Peppe era di umili origini.

L’uomo ha negato la propria benedizione agli innamorati e ha minacciato la figlia di rinchiuderla in convento. Ma l’amore tra Rosa e Peppe era troppo forte e i due hanno continuato a vedersi di nascosto. Fino a che il padre di Rosa lo ha scoperto. L’uomo ha annunciato alla figlia che l’avrebbe mandata in clausura a Palermo e alla ragazza è caduto il mondo addosso.

Rosa ha raccontato tutto a Peppe e i due innamorati hanno preso una drammatica decisione. Se non potevano vivere insieme, sarebbero morti insieme. A questo punto la storia diverge. Alcuni dicono che i due ragazzi si siano arrampicati in cima alla Scala dei Turchi, altri che abbiamo raggiunto la scogliera di Capo Rossello (che è poco distante). Comunque sia, l’epilogo è lo stesso e Rosa e Peppe si sono lanciati in mare.

Poco tempo dopo la morte degli sfortunati innamorati, nel tratto di mare tra la Scala dei Turchi e Capo Rossello sono comparsi due scogli uniti da uno stretto ponte di roccia. La formazione di pietra è indicata sulle mappe come “scogli Gucciarda”, ma la gente del posto è convinta che si tratti di Rosa e Peppe e la chiama “U Zitu e a Zita” (in dialetto “il ragazzo e la ragazza”). Non solo.

I pescatori raccontano che nelle notti di luna piena sul mare vicino agli scogli risuoni una nenia malinconica e dicono che sia Rosa che canta per l’eternità una canzone al suo amato Peppe.

Una cattedrale di sale 

Gole del Calore

A poca distanza dalla Scala dei Turchi si trova la miniera di sale di Realmonte. Il sito è uno dei tre ancora attivi della Sicilia e produce salgemma e kainite (un minerale utilizzato per la sintesi di fertilizzanti) di altissima qualità.

Ma a rendere la miniera di Realmonte qualcosa di davvero unico è la presenza al suo interno di una “cattedrale di sale”. Lo straordinario luogo di culto è situato a 300 m di profondità ed è stato scavato dai minatori nel salgemma che ricopre le pareti della cava.

La cattedrale è decorata con sculture della Sacra Famiglia, di Cristo Crocifisso e di Santa Barbara (patrona dei minatori) scolpite ad altorilievo nella roccia salina e presenta arredi sacri anch’essi interamente di salgemma. Al suo interno trovano spazio 800 posti a sedere ed è caratterizzata da un’acustica eccezionale.

La chiesa ipogea è stata realizzata dai minatori e in occasione della festa di Santa Barbara (4 dicembre) ospita una messa alla quale partecipano tutti i lavoratori della miniera.

Il sito è stato aperto al pubblico in passato, ma al momento le visite sono sospese. 

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