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La Via Francigena in bici: consigli e note tecniche sulla Ciclovia

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  • Idee di viaggio

Ecco una breve descrizione della Ciclovia Francigena, insieme ad alcuni consigli utili per affrontare il viaggio in bicicletta in sicurezza e renderlo un’esperienza indimenticabile.

Nel caso in cui volessi percorrere la via Francigena a piedi invece, puoi leggere il nostro articolo su come prepararsi al cammino.

1. La Ciclovia Francigena: itinerario e tappe in breve 

Le tappe della Via Francigena in bicicletta seguono l’itinerario del cammino pedonale, lasciandone inalterata la bellezza e la correttezza storica, ma il tracciato se ne discosta in molti punti che nel cammino tradizionale non sono ciclabili (si tratta soprattutto di sterrati percorribili agevolmente a piedi ma ostici per i ciclisti). La maggior parte del percorso si svolge su strade asfaltate secondarie (per il 70% è su asfalto) e, se sterrato, su strade bianche facilmente percorribili. Una minima parte si sviluppa invece su strade trafficate. 

Le tappe, lunghe circa il doppio rispetto a quelle del cammino a piedi (50 km in media), si riducono alle 23 seguenti: Gran San Bernardo, Aosta, Verres, Roppolo, Vercelli, Mortara, Pavia, Orio Litta, Fiorenzuola, Fornovo, Berceto, Aulla, Massa (con variante sul mare), Lucca (con variante sul mare), San Miniato, San Gimignano, Siena, San Quirico, Radicofani (con variante su Cassia), Bolsena, Viterbo, Sutri, Formello, Roma. L’accoglienza è la stessa riservata ai viaggiatori a piedi, con la differenza che in bicicletta è più semplice raggiungere anche gli alloggi collocati non direttamente sul tracciato.

Questo tipo di viaggio, al contrario di quanto vale per il cammino a piedi, richiede un discreto allenamento prima della partenza e non è quindi consigliabile per famiglie e viaggiatori inesperti e privi di una buona padronanza del mezzo. In particolare, degni di nota per il livello di difficoltà sono il valico alpino (il Colle del Gran San Bernardo, aperto generalmente solo tra giugno e settembre), quello appenninico (il Passo della Cisa, che può essere innevato e difficilmente praticabile dal tardo autunno all’inizio della primavera) e la salita impegnativa per Sarzana, seguiti dai continui saliscendi in Toscana e Lazio. La primissima parte della Ciclovia, invece, fino a Fidenza, escluso qualche sporadico tratto su sterrato sconnesso, non presenta particolari difficoltà; il lungo percorso che attraversa la Pianura Padana, in particolare, è agevole per dislivelli e qualità delle strade, anche se arido e privo di zone ombreggiate.

2. Origine e segnaletica della Ciclovia Francigena

La CicloVia Francigena è un progetto molto recente, che tuttavia fin dai primi mesi ha riscosso un grande successo presso centinaia di viaggiatori. 

Si è conclusa il 20 febbraio 2016 la campagna di crowdfunding lanciata da Slow Travel Network per il finanziamento della segnaletica della Ciclovia Francigena, con un eccesso di circa 2.600 euro rispetto ai 10.000 richiesti. Il risultato è l’itinerario ciclistico segnalato più lungo, e forse più bello, d’Italia, con più di 3.000 segnavia posti lungo gli incroci, per oltre 1.000 km dal Colle del Gran San Bernardo a Roma. Tale segnaletica è simile a quella della Via Francigena per il logo del pellegrino Sigerico, mentre cambia il colore (per i camminatori i segnali sono rossi, per i ciclisti blu). 

Il percorso, tracciato da SloWays in collaborazione con Slow Travel Network e riconosciuto dall’Associazione Europea delle Vie Francigene (AEVF), è frutto di un lavoro decennale di valorizzazione del cammino. Esso è stato completamente rilevato con GPS nel 2014 e, all’inizio del 2015, SloWays ha sottoscritto un accordo con AEVF per condividerlo gratuitamente sul sito ufficiale della Via Francigena. Anche gli enti locali hanno partecipato attivamente al progetto; in particolare, Regione Toscana ha affidato alla Federazione Italiana Amici della Bicicletta (FIAB) la tracciatura dell’itinerario regionale.  

3. Attrezzatura necessaria per il viaggio in bicicletta

Sebbene il percorso ciclabile sia ovviamente più adatto ad un mezzo a due ruote rispetto a quanto non lo fosse il tracciato pedonale, esso non è sempre lineare o asfaltato di fresco. Pertanto, è consigliabile l’utilizzo di una mountain bike (e non di una bici da città), con sistema di cambio, impianto di illuminazione e catarifrangenti

In generale è buona norma avere con sé, come bagaglio, due borse posteriori e un bauletto da manubrio. Le borse laterali posteriori sono infatti la soluzione maggiormente adottata dai cicloturisti, ma ne esistono altre, come il carrello. I principali vantaggi delle borse sono una buona maneggevolezza della bici, la facilità di trasporto a mano e di sistemazione una volta raggiunto il punto tappa e la comodità data dai comparti per la suddivisione del bagaglio. Rispetto al carrello, tuttavia, le borse sono più pesanti da trasportare, meno capienti e garantiscono una visibilità minore in strada. D’altra parte, il carrello necessita di ulteriori componenti di ricambio da portare con sé. Le borse anteriori, invece, aumentano la capacità di carico a scapito di stabilità e maneggevolezza della bicicletta. Per i viaggi più brevi (un paio di giorni), sono in commercio anche borse da manubrio, da telaio o da sellino in sostituzione delle borse posteriori. È utile inoltre avere con sé corde elastiche per fissare ulteriori oggetti sopra le borse.

Come capi d’abbigliamento, si consiglia di utilizzare materiale tecnico (magliette, pantaloncini imbottiti, giacca a vento). Per i viaggi più lunghi, l’ideale è portare 3-4 cambi da lavare ogni 3-4 giorni, ma per alleggerire il carico è possibile portarne meno e dedicare più tempo al bucato di giorno in giorno.

Per quanto riguarda invece gli accessori di sicurezza, senz’altro sono necessari casco (il cui uso, tuttavia, non è obbligatorio per legge), giubbino catarifrangente, obbligatorio in galleria e nelle ore tra il tramonto e l’alba, le luci, almeno quella posteriore, anch’esse obbligatorie e utili per pedalare al buio, e specchietto retrovisore (consigliabili quelli con fissaggio direttamente sul manubrio).

Occorre munirsi, inoltre, di un’adeguata attrezzatura di riparazione, in particolare di un set per sostituire e riparare la camera d’aria; si consiglia, prima di partire, di imparare ad effettuare i principali interventi e di accertarsi della presenza di negozi specializzati o punti di riparazione lungo i comuni attraversati (vedi tappe). È inoltre molto importante conoscere bene il proprio mezzo, per sapere effettuare gli interventi necessari in caso di criticità.

Infine, accessori fondamentali sono una catena di buona qualità per legare la bici, una o due borracce di alluminio, sacchetti di plastica e kit di primo soccorso.

4. Consigli pratici per fare la Via Francigena in bici

I mesi migliori per percorrere la Ciclovia, per motivi climatici, sono maggio-giugno e settembre-ottobre; in inverno alcuni passaggi non sono praticabili a causa della neve, mentre nei mesi più caldi le zone padane sono particolarmente afose. 

Per quanto riguarda il rifornimento d’acqua e di cibo, se si escludono la valle d’Aosta e poche altre zone per lo più montane, ricche di fontane, il percorso ne è fornito solo nei centri abitati attraversati. È bene dunque partire al mattino con la giusta quantità di viveri e ricaricarsi adeguatamente quando possibile.

Data la relativa facilità con cui i ciclisti possono percorrere chilometri aggiuntivi rispetto ai pellegrini a piedi, questi ultimi hanno di solito la precedenza nelle strutture di accoglienza povera. Si consiglia dunque di prenotare per tempo, considerando anche la presenza di un luogo sicuro in cui parcheggiare la bicicletta, e di scaricare in anticipo le tracce GPS su smartphone o tablet. Tieniti pronto per affrontare la Via Francigena in bici!

© Foto di Gordon Watt da Flickr nel rispetto di tutti i diritti.

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