«La foto più bella le fa torto», secondo il famoso fotografo Henry Cartier-Bresson, mentre per il premio Nobel per la letteratura Gabriel GarcÃa Márquez Pantelleria è il «luogo più adatto per pensare alla luna» quando si osservano, nelle notti senza vento, il mare immobile e i fasci luminosi dei fari africani. La bellezza scabra dell’isola ha affascinato molti personaggi illustri, a partire da Ulisse che, nel racconto omerico, vi soggiornò a lungo sedotto dalla ninfa Calipso.
A Pantelleria si viene per una vacanza diversa: non ci sono spiagge di sabbia ma ci si abbronza sulle scogliere o su rocce lisce che digradano nel mare consentendo di bagnarsi in acque incontaminate di eccezionale ricchezza per vegetazione e fauna. I fondali riservano infatti non poche emozioni a coloro che praticano immersioni e snorkeling per osservare le splendide praterie di Posidonia, gorgonie e il raro corallo nero. L’isola ha coste alte e frastagliate, con formazioni rocciose dalle forme fantastiche (nella foto sopra), ed è caratterizzata da insenature e grotte, immersa in un paesaggio selvaggio, nero per la pietra lavica e verde per l’abbondante vegetazione, silenzioso, lontano dai riti vacanzieri. Un ambiente prezioso, tutelato nella Riserva naturale orientata.
L'isola del vento
Capperi e uva zibibbo, da cui si trae il prelibato Moscato di Pantelleria Doc, sono le ricchezze agricole di un’isola da sempre rivolta più al suo entroterra che al mare, battuta incessantemente da un vento che ha costretto l’uomo a proteggere le sue risorse e la natura stessa ad adattarsi, facendo crescere persino gli ulivi a un palmo da terra, in sinuose forme circolari. Le meraviglie naturali non sono le uniche ricchezze di Pantelleria: al suo interno, infatti, si trovano 11 antiche contrade rurali formate da dammusi e agrumeti.
E ovunque, a disegnare il territorio, i muretti a secco – soprattutto nella piana di Ghirlanda, la serra dell’isola, ma anche sulle pendici vulcaniche – che delimitano le coltivazioni a terrazze impiantate su una terra ostica ma fertile. Pantelleria è infatti l’isola più verde del mare siciliano, con pinete che risalgono i pendii e rigogliosi coltivi che occupano i crateri vulcanici. Il Parco della Montagna Grande ospita 600 specie botaniche, alcune endemiche, ed è l’unico territorio europeo di nidificazione della cinciarella algerina e del beccamoschino.
Vi abbondano i fenomeni di vulcanesimo secondario, come le celebri caldarelle di acqua bollente e le buvire, piscine naturali di acqua salmastra. Tra i punti più spettacolari, oltre al lago vulcanico dello Specchio di Venere, ricco di sorgenti termali, la macchia mediterranea del Khagiar dove mirti, lentischi, corbezzoli ed eriche hanno messo radici su un’antica colata di lava, e il salto della Vecchia, con il suo baratro profondo 300 m, strapiombante dalla scogliera.
IL DAMMUSO, UNA STORIA ANTICA
Tipica abitazione di Pantelleria edificata in pietra lavica, il dammuso, oltre a costituire un antichissimo modello costruttivo, è un esempio di abitazione tradizionale a impatto ambientale vicino allo zero. Caratterizzato da un perfetto adattamento alla morfologia del terreno e dotato di muri eccezionalmente spessi per garantire l’isolamento termico, il dammuso ha un tetto a cupola studiato per convogliare ogni goccia di acqua piovana nelle cisterne domestiche.
In genere, questa abitazione tradizionale è composta di tre locali: l’ingresso, il cammarino e l’alcova, separata dall’ambiente principale solo da una tenda. Vi sono poi l’aia rotonda e l’u’stinnituri (essicatoio) destinato a uva, fichi e pomodori; infine, u’jardinu è l’agrumeto, riparato da un muro possente che ne garantisce la protezione dai venti freddi dell’inverno.
Negli anni numerose di queste strutture rurali sono state riconvertite in confortevoli case per vacanze e per l’accoglienza turistica, che anche nelle nuove costruzioni riprendono l’originario modello architettonico, aggiornato alle esigenze contemporanee.
Le localitÃ
Pantelleria. Benth el-Rhia, figlia del vento, così la chiamarono gli arabi. E non avrebbero potuto scegliere nome più appropriato come può scoprire chi vi soggiorna e incappa in qualche giornata di scirocco o di maestrale. È la più grande delle isole che circondano la Sicilia e sulla sua rotta finirono le popolazioni marinare del Mediterraneo preistorico, e poi i commercianti fenici, che ne fecero una ricca colonia, ma anche le glere dei conquistatori arabi, che l’hanno amata e coltivata. Agli arabi si devono le coltivazioni di uva zibibbo, lenticchie e capperi che, insieme al vino, costituiscono le delizie alimentari dell’isola.
Il centro storico, quasi completamente ricostruito dopo i bombardamenti dell’ultimo conflitto mondiale, si estende intorno al porto e al castello Barbacane, forse bizantino, modificato da normanni e spagnoli, che per la sua particolare ubicazione davanti al porto costituiva un baluardo a protezione dei traffici marittimi. Oggi è sede museale.
Le spiagge
Cala Cottone
Come arrivare. Da Pantelleria centro si segue la strada perimetrale fino al bivio di Gadir/Khamma-Tracino. Da qui si prende un sentiero ricco di vegetazione mediterranea che scende fino alla cala.
Ambiente. È tra le poche spiagge di sassi tondi (ghiache) levigati dal mare, raggiungibile via terra. Tra gli scogli della spiaggetta si trova un piccolo pozzo, una buvira, scavato dagli arabi per attingere l’acqua dolce nel punto in cui questa va a raggiungere l’acqua marina.
Cala Levante
Come arrivare. Da Pantelleria centro si segue la perimetrale in direzione Khamma/Tracino. Arrivati al bivio Khamma/Tracino-Gadir, si svolta a sinistra verso Gadir, quindi si prosegue fino al cartello stradale che indica la direzione per la cala.
Ambiente. Se la vostra passione sono le scogliere, non potete perdervi quella di cala Levante, sulla costa orientale di Pantelleria, considerata la più bella dell’isola. Il paesaggio è spettacolare: sulla sinistra domina il grande faraglione di punta Tracino, sulla destra spicca invece l’arco dell’Elefante.
Laghetto delle Ondine
Come arrivare. Dal paese si segue la perimetrale in direzione Khamma/Tracino; superata cala dei ‘Cinque denti’ un cartello segnala punta Spadillo (circa1 km di strada sterrata). Dalla strada, voltando a sinistra, dopo circa 200 m presso i ruderi di una caserma militare parte un viottolo scosceso, alla fine del quale si apre il laghetto delle Ondine.
Ambiente. Il laghetto delle Ondine è una piccola conca naturale scavata dalla continua azione delle onde del mare e trasformata in una piscina dove è possibile fare il bagno, immersi in un’atmosfera di assoluta tranquillità . Il laghetto è collegato al mare ma, essendo un paio di metri rialzato, è riparato da tutti i venti ed è quindi particolarmente apprezzato per un bagno quando il mare è agitato.
Lago dello Specchio di Venere
Come arrivare. Da Pantelleria centro si percorre la strada perimetrale verso Khamma/Tracino e si prosegue fino al bivio di Bugeber/Lago di Venere, sulla destra; in pochi metri si è allo Specchio di Venere. Il lago è raggiungibile anche con i mezzi pubblici con tre differenti linee: dettagli e orari sono reperibili nelle strutture ricettive dell’isola o presso il municipio. Per i più esperti è possibile raggiungere la località in bicicletta, ma non esiste una corsia protetta.
Ambiente. Lo specchio d’acqua occupa una parte di un antico cratere vulcanico, oggi circondato da sorgenti termali e fanghi. Il luogo costituisce un’importante zona umida ricca di piante anche endemiche e frequentata da numerosi uccelli durante le migrazioni; è possibile incontrarvi fenicotteri, anatre, aironi e cavalieri d’Italia. Grazie alla presenza di zolfo nelle sue acque, ha effetti salutari sulla pelle.
Cosa fare
Benessere
• Nella grotta di Benikulà , nella Montagna Grande, si fa il ‘bagno asciutto’, vera e propria sauna naturale ricavata all’interno della cavità (si consiglia di non superare i 15/20 minuti di permanenza). La si raggiunge seguendo la segnaletica per Sibà , quindi per un breve sentiero.
• Il lago Specchio di Venere è luogo amato dai salutisti. Presso le pozze di acqua calda c’è il ‘fango miracoloso’ con il quale cospargersi tutto il corpo. La tradizione vuole che si lasci asciugare il fango facendo un giro intero del lago di corsa o al passo. Ci si immerge quindi nelle pozze calde per pulirsi.
• Sono numerose, lungo la costa, le sorgenti termali. A cala Gadir ci si immerge in acque di sorgenti apprezzate anche dai fenici: calde e ricche di sali minerali, hanno effetti benefici per artrosi e reumatismi. La grotta di Sateria ha vasche termali coperte e c’è chi la vorrebbe identificare con la grotta di Calipso del mito omerico.
Gastronomia
• La cucina pantesca è di terra e di mare, profumata di erbe aromatiche. Da non perdere i ravioli amari di ricotta e menta, il coniglio e la ricciola alla pantesca, i tipici granchi di scogliera, la caponata e la cuccurummà , frittura di zucchine degli orti. Tra i dolci, di derivazione araba sono i mustazzoli, tipiche le sfincie.
• I produttori dei capperi di Pantelleria sono associati in cooperativa che ne tutela la qualità , insignita del marchio Igp.
I consigli di Legambiente
Un’isola dal territorio agricolo
• Non limitatevi a un’oziosa e rigenerante vacanza al mare, ma concedetevi tempo per conoscere l’isola attraverso la sua natura, la sua storia e le sue tradizioni. Sembra strano dirlo in una pubblicazione che si occupa di mare, ma il tratto caratteristico di Pantelleria è l’elemento agricolo: in particolare la piana della Ghirlanda, la valle di Monastero e l’altopiano di Mueggen, l’isola nell’isola, tre luoghi dominati dalla bellezza delle coltivazioni della vite.
Paesaggio pantesco
• Coglierete la bellezza delle architetture rurali dei dammusi, tipica abitazione tradizionale locale, e dei jardina, monumenti litici costruiti per far vivere un albero, massima espressione del genius loci di Pantelleria. Si tratta di un disegno e di un insieme di elementi unici nell’area mediterranea che danno luogo a uno dei più bei paesaggi agricoli del nostro Paese.
L’isola a portata di mappa
• Acquistate la Carta dei sentieri e degli itinerari, accuratamente redatta dall’Azienda Foreste demaniali della Regione Sicilia che gestisce la riserva naturale presente sull’isola. Con la Carta si è voluto ridare vita e importanza a vecchi sentieri, un tempo utilizzati dai panteschi per i loro spostamenti all’interno dell’isola. Gli oltre 500 km di sentieri e strade presenti sull’isola hanno consentito la selezione e l’identificazione di 11 itinerari turistici descritti nella carta stessa.
Tipicità da buongustai
• Pantelleria conserva sapori intensi uniti a profumi dolci: gli straordinari mustazzoli di miele, semola, aromi e spezie, il complesso cuscus di pesce e verdure, la morbida tumma (formaggio fresco tipico), il potente, sorprendente e ormai raro sangunazzu (sanguinaccio) e infine l’armonioso e seducente Passito.
Il Passito di Pantelleria
Nel cuore del Mediterraneo, da una terra rigogliosa e da un clima mite nasce il Passito di Pantelleria. Chiamato ‘l’oro giallo’ dell’isola, grazie al suo colore ambrato, ha un sapore dolce, aromatico e intenso; dalla varietà di uva zibibbo si ottiene questo antichissimo vino, ideale per accompagnare i tipici dolci siciliani a base di mandorle. Per degustare e acquistare il celebre Passito Doc segnaliamo, tra le numerose e qualificate cantine dell’isola, l’azienda Salvatore Murana (tel. 0923915231, www.salvatoremurana.com) e la cantina Marco De Bartoli, Bukkuram (tel. 0923918344, www.marcodebartoli.com).
Cosa vedere
Archeologia
• Il villaggio fortificato di Mursia, d’età neolitica, è una struttura abitativa complessa in pietra lavica, circondata da un poderoso muro di contenimento. La necropoli è formata dai caratteristici sesi, tumuli a forma di cupola che ricordano i nuraghi sardi.
Museo
• A punta Spadillo, il Museo vulcanologico illustra la storia delle eruzioni (l’ultima è del 1891) e l’evoluzione geologica dell’isola.
Paesaggi
• Per avere una visione d’insieme delle straordinarie formazioni naturali di Pantelleria, basta fare il giro dell’isola in auto, lungo la strada perimetrale: in tutto, circa 40 km.
• Sulla costa orientale, imperdibile è l’arco dell’Elefante, uno splendido complesso roccioso scolpito dall’erosione del mare che riproduce l’immagine di un elefante con la proboscide immersa nell’acqua.
Testo esclusivo: Touring Club Italiano