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Marano Lagunare: la torre millenaria, i casoni e non solo

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Allungato tra terra e mare, quasi al centro della mezzaluna d’acqua che si apre tra Grado e Lignano Sabbiadoro, Marano Lagunare è uno scrigno di tesori storici, artistici e naturalistici. L’antico borgo di pescatori ha gravitato nell’orbita di Aquileia e di Venezia ed è stato a lungo uno snodo cruciale a livello strategico ed economico.

La dominazione della Serenissima è visibile nelle vie e nelle case del centro storico, sovrastato dalla imponente “Torre Millenaria”. Il passato più antico del paese, invece, è raccontato dalle preziose collezioni del Museo Archeologico della Laguna di Marano. A testimoniare la storia e le tradizioni del borgo ci sono anche i “casoni”, caratteristici edifici lagunari dove cacciatori e pescatori trovavano ricovero quando erano lontani da casa.

L’acqua è il vero e proprio elemento caratterizzante del piccolo comune friulano, nel cui territorio ricadono ben tre oasi protette. Le riserve naturali di Valle Canal Nuovo, Valle Grotari e Vulcan e Foci dello Stella presentano un ambiente e un ecosistema peculiari e sono popolate da molte specie animali, tra cui una gran varietà di uccelli.

Le isole lagunari chiamate “barene” e le tradizioni religiose sono altri due tratti distintivi di Marano Lagunare, che per le sue tante ricchezze è stato selezionato per l’edizione 2022 de “Il borgo dei borghi”. Il concorso è promosso dalla trasmissione televisiva Kilimangiaro ed è dedicato ai paesi più belli e caratteristici d’Italia.

La Torre Millenaria

L’imponente torre che s’innalza sul borgo di Marano è per tutti la “Millenaria”, ma l’epoca esatta in cui è stata costruita non è certa. Anche la funzione originaria è controversa, ma è probabile che in principio avesse uno scopo liturgico. In seguito è stata utilizzata come postazione di avvistamento e ha ospitato anche una prigione (al piano terra) e un deposito di munizioni (al primo piano).

In maniera abbastanza inconsueta per la zona, le quattro facciate della torre sono ornate da varie statue e lapidi. Quella rivolta a sud è arricchita dai busti dei provveditori Bragadeno, Gradenigo e Foscarini, mentre la facciata a est conserva una testa di leone alato “in moeca”. La definizione deriva la dialetto locale e indica sia il fatto che il simbolo di Venezia è racchiuso in un tondo, sia che assomiglia a un granchio durante la muta.

Sulla facciata sud è presente anche un orologio, installato nel 1739. Il meccanismo è stato sostituito nel secolo successivo e viene azionato tutti i giorni da un apposito addetto, che di buon’ora sale i 98 gradini della torre per dargli la carica.

Il MuLa | Museo Archeologico della Laguna di Marano

Per la sua posizione di confine e raccordo tra terra e mare, il territorio di Marano Lagunare è stato per secoli un rilevante crocevia storico, culturale ed economico. Il Museo Archeologico della Laguna di Marano (MuLa) ricostruisce quell’importante passato con un percorso espositivo che inizia in Età Neolitica e arriva al Rinascimento.

L’allestimento del MuLa è diviso in tre sezioni – l’Epoca Preromana, dall’Età Romana all’Alto Medioevo, dal Medioevo all’Epoca Contemporanea – e comprende più di cinquecento reperti. Le collezioni spaziano da utensili e oggetti di uso comune, ad anfore per il commercio, fino ad armi (tra cui una spada con tanto di fodero di mille anni fa) e pipe in terracotta. Queste ultime erano largamente utilizzate tra Settecento e Ottocento e testimoniano la grande diffusione del tabacco nella zona della laguna.

Il percorso del Museo Archeologico della Laguna di Marano è scandito da pannelli esplicativi e apparati multimediali ed è completato dai siti archeologici di Piere dei Ficariol e Piere di Isela. Le due aree emergono in occasione della bassa marea e conservano i resti di antiche strutture adibite ad abitazioni e magazzini.

I “casoni” di Marano Lagunare

I “casoni” sono delle costruzioni tipiche delle lagune del Veneto e del Friuli-Venezia Giulia, che sorgono nella anse di terra tra i canali di acqua salmastra. Comparsi tra il XVI e il XVII secolo, hanno un aspetto che ricorda le palafitte e venivano utilizzati dai cacciatori e dai pescatori come ricovero. Quelli di Marano rappresentano una testimonianza particolarmente preziosa, perché hanno mantenuto per lo più la forma e i materiali della tradizione.

La struttura originale – costruita al di sopra di un rialzo di fango detto “mota”, circondato da massi o tronchi – ha pianta rettangolare con angoli smussati, tetto spiovente ed è realizzata in legno e cannuccia palustre. L’esterno non ha aperture se non un piccolo ingresso, mentre l’interno presenta un pavimento in terra battuta e uno spazio centrale adibito a focolare, intorno al quale è collocata una serie di giacigli.

Dopo essere stati abbandonati agli inizi del Novecento, i casoni sono stati riscoperti dai maranesi negli anni ’60 e sono diventati un posto dove trascorrere del tempo in famiglia e con gli amici. Alcuni sono andati incontro a interventi di rinnovo più o meno invasivi, con l’aggiunta di piani, finestre e camini. Ma la maggior parte viene conservata dai proprietari così com’era.

Le riserve naturali

Il territorio di Marano Lagunare comprende ben tre riserve naturali regionali, a partire da quella di Valle Canal Nuovo, attigua al centro abitato. L’area protetta include una superficie un tempo dedicata all’itticoltura estensiva o “vallicoltura” e terreni seminativi ed è sede di strutture ricettive, didattiche, di ricerca scientifica e sperimentazione.

La Riserva di Valle Canal Nuovo è un’oasi avifaunistica ed è sede dell’Acquario Lagunare. Quest’ultimo è uno spazio costituito da una serie di vasche e da un centro multimediale, che permettono di osservare e scoprire “l’ambiente lagunare anche sotto il pelo dell’acqua”

A ridosso del borgo si trova pure la Riserva di Valle Grotari e Vulcan, un’area che si è “rinaturalizzata” in maniera spontanea dopo la cessazione della vallicoltura. La zona è coperta da un canneto di acqua salmastra non soggetto a marea ed è l’habitat di oltre duecento specie di uccelli, tra i quali il falco di palude, il non comune airone stellato e il raro marangone minore.

Un po’ più distante, infine, si estende la Riserva delle Foci dello Stella, considerato uno degli ambienti “più peculiari e distintivi” di tutta l’area lagunare del Friuli-Venezia Giulia.

L’isola delle conchiglie

Il territorio di Marano Lagunare si estende per circa 90mila metri quadrati tra terra e mare e comprende anche le isole di Martignano e Sant’Andrea. La prima è più conosciuta come “Isola delle conchiglie”, per la grande quantità di gusci presenti su tutto il litorale, e forma un vero e proprio spartiacque tra la Laguna di Marano e il Mare Adriatico.

Martignano – così come Sant’Andrea – è più propriamente una barena, ovvero una porzione di terra che viene sommersa periodicamente dalle maree e per questo presenta un ambiente molto particolare. Sulla piccola “isola” crescono piante specializzate per vivere in suoli con una elevata concentrazione di sale (“alofile” o “alofite”) e trovano un habitat ideale diverse specie di uccelli.

L’Isola delle conchiglie è un vero e proprio “paradiso” per gli amanti della natura ed è una meta molto ambita anche dagli appassionati di kitesurf, per i venti che sferzano la costa e il braccio di mare di fronte.

San Vio e la Triennale

La tradizione religiosa ha radici profonde a Marano Lagunare e prende forma in una serie di celebrazioni di grande suggestione.

La terza domenica di giugno si festeggia San Vito o come recita il detto popolare: “San Vìo, el mejo santo che gà Dio!”. Il cuore della manifestazione e il momento più caratteristico è la processione di barche di ogni tipo che si snoda nella laguna fino alla chiesa del cimitero intitolata al santo. Nella piccola cappella viene celebrata la messa con i canti della tradizione maranese patriarchina, poi la processione riprende la via del mare e torna indietro.

Un altro momento in cui fede e tradizione si incontrano è l’Assunzione di Maria. Ogni tre anni, nel mese di agosto, l’immagine della Madonna della Salute viene traslata dal santuario omonimo per essere esposta nella Chiesa di San Martino. Poi, la sera del 15, l’effigie viene portata in processione sulle acque della laguna, tra luci colorate e fuochi d’artificio.

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