Un ingresso monumentale che si apre all’improvviso in una ripida parete di roccia, sormontato dalla scritta “Porto Flavia”. Cos’è la struttura che interrompe il profilo scosceso della scogliera di Iglesias e cosa ci fa lì?
Il suggestivo sito di Porto Flavia è legato alla lunga storia mineraria della Sardegna. I primi a sfruttare i giacimenti dell’isola sono stati gli uomini preistorici, poi sono arrivati Fenici, Cartaginesi e Romani. L’attività di estrazione è proseguita tra alterne vicende e la massima espansione si è avuta tra la metà del XIX secolo e la metà del XX secolo.
Sull’isola si sono avvicendate diverse compagnie italiane e straniere in cerca di argento, piombo e zinco e la regione del Sulcis-Iglesiente nel sud-ovest della Sardegna è diventata una sorta di epicentro dello sfruttamento minerario dell’isola.
Il distretto estrattivo di Masua era uno dei principali della zona e nel 1924 ha ricevuto un enorme impulso dalla costruzione di Porto Flavia. Lo scalo minerario è stato realizzato sulla base di un progetto all’avanguardia e ha reso più economiche e veloci le operazioni di trasporto e imbarco dei minerali grezzi.
Porto Flavia ha superato la Grande depressione e la Seconda guerra mondiale, ma non il progressivo abbandono dell’attività estrattiva nel Sulcis-Iglesiente. Il sito è andato incontro a un inesorabile declino ed è stato dismesso negli anni ’60.
La svolta è arrivata nel 1998, quando lo scalo minerario è stato acquisito dalla IGEA S.p.A. (come tutte le miniere della Sardegna). La società ha avviato un progetto per la bonifica, il ripristino e la valorizzazione delle aree estrattive dismesse e dopo una serie di interventi ha riaperto Porto Flavia a visitatori e turisti.
Se volete saperne di più, qui trovate 7 curiosità sull’ex scalo minerario che ha scritto una pagina importante nella storia del distretto estrattivo del Sulcis-Iglesiente (e non solo).