È l’aspetto la prima cosa che colpisce dell’Abbazia di San Galgano. Il grande complesso monastico è in rovina e il suo “scheletro” privo di tetto si staglia tra i morbidi rilievi della campagna senese. La chiesa e i locali del monastero sono stati consolidati con un restauro conservativo e mai ricostruiti e sono diventati una suggestiva attrazione. Ma il fascino dell’abbazia non finisce qui.
San Galgano era un giovane di una nobile famiglia di Chiusdino, ricco e dissoluto, che a un certo punto ha abbandonato la vita di cavaliere ed è diventato un “soldato di Dio”. La sua vicenda ha molti punti in comune con la storia di San Francesco, ma anche con quella di… Re Artù! La tradizione, infatti, narra che Galgano abbia conficcato la sua spada in terra al momento della conversione.
Verità o leggenda, quello che è certo è che una “spada nella roccia” c’è davvero. L’arma è custodita nella Rotonda di Montesiepi, una cappella che si trova poco distante dall’abbazia e che con essa costituisce il complesso monastico di San Galgano. La spada è proprio quella del cavaliere? O è stata messa dopo ad arte per alimentare la leggenda del santo?
Il mistero rimane e non è l’unico. Di Galgano c’è solo la testa, mentre il corpo è sparito: cosa è successo? Ed è vero che il tetto dell’abbazia è stato venduto da un abate interessato solo ad arricchirsi? Se volete saperne di più, qui trovate sei curiosità sul suggestivo complesso monastico che da quasi mille anni sorge nella Valle del Merse.