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Sperlinga: il castello rupestre, Robert Capa e non solo

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Il nome svela molte cose di Sperlinga. Il termine deriva dal greco “spelaion”, latinizzato in “spelunca”, che vuole dire “caverna” e fa riferimento alle decine di grotte che occhieggiano nella rupe che sovrasta il paese. I vani rocciosi che si aprono nell’imponente mole di arenaria sono stati scavati dall’uomo in epoca remota e nel corso dei millenni sono stati utilizzati come sepolcreti, luoghi di culto e abitazioni.

Non a caso, Sperlinga è definito un “borgo rupestre”. Ma non solo. Il piccolo centro tra i Monti Nebrodi e le Madonie è dominato da un castello che è un tutt’uno con la rupe che incombe su di esso e per questo si è guadagnato l’appellativo di “regale dimora rupestre”. La maestosa fortezza è scavata nella roccia e dalla roccia si sviluppa ed è custode di antiche tradizioni e segreti, tra cui un misterioso spazio circolare scandito da dodici nicchie.

Il castello è anche celebre per avere permesso a una guarnigione angioina di resistere per oltre un anno all’assedio degli aragonesi durante i “Vespri Siciliani”, la grande rivolta popolare contro i francesi. L’episodio è ricordato da un’epigrafe e viene commemorato nel corso dei festeggiamenti del 16 agosto. In questo giorno, Sperlinga celebra non solo la propria storia, ma anche le proprie tradizioni, con la sagra del “tortone” e la manifestazione “La Dama dei Castelli Siciliani”.

Ma la fama del borgo – nel circuito dei “più belli d’Italia” – non è legata solo ai monumenti e alle usanze. La contrada di Ponte Capostrà fa da sfondo a uno dei più celebri scatti di Robert Capa (anche se il paese di Troina rivendica a sé la “paternità” della foto) ed è una tappa del Cammino di San felice da Nicosia.

Se siete curiosi e volete saperne di più, qui trovate una piccola guida alle principali cose di Sperlinga da conoscere e vedere!

Il castello scavato nella roccia

In parte è scavato nella roccia, in parte è arroccato sulla maestosa mole di arenaria che domina l’abitato. Il Castello di Sperlinga è un tutt’uno con la montagna e forma un vero e proprio “borgo rupestre”.

Il basamento della fortezza – attribuito alle popolazioni indigene sicule – costituisce il nucleo più antico e sorge su una rete di grotte scavate migliaia di anni fa e utilizzate come abitazione fino agli anni ’60. La struttura che si staglia sulla rupe, invece, è stata eretta intorno all’Anno Mille ed è considerata opera dei normanni.

Il Castello di Sperlinga ha attraversato i secoli in relativa pace, ma nel 1282 è stato un luogo simbolo dei Vespri Siciliani. Asserragliata al suo interno, una guarnigione di angioini ha resistito per oltre un anno all’assedio degli aragonesi. L’episodio è ricordato da un’epigrafe che recita: “Quod Siculis placuit sola Sperlinga negavit”, ovvero: “Ciò che piacque ai Siciliani fu negato dalla sola Sperlinga”.

L’imponente fortezza è anche custode di un misterioso ambiente circolare, scandito da dodici nicchie separate da spazi via via maggiori: forse un luogo di culto, forse una stanza per misurazioni astronomiche.

Il borgo rupestre

La rupe di cui il castello fa parte e sulla quale si innalza è “bucato” da decine di grotte scavate dall’uomo. Le più antiche hanno migliaia di anni e sono state utilizzate come sepolcreti, luoghi di culto e abitazioni. La zona detta del “Balzo” è quella dove ce ne sono di più e anche quella che è stata popolata per più tempo: le ultime famiglie sono andate via negli anni ’60.

Oggi la maggior parte delle grotte è privata e chiusa al pubblico, ma una testimonianza di ciò che sono state e hanno rappresento è visibile al Museo della Civiltà Contadina e alle Grotte Museo.

Il Museo della Civiltà Contadina è ospitato all’interno di due grandi ambienti rupestri e conserva una raccolta di utensili da lavoro e oggetti di uso quotidiano del primo e secondo dopoguerra. Le Grotte Museo sono cinque cavità in cui sono state ricostruite altrettante case rupestri abitate dalle famiglie di Sperlinga fino a non molto tempo fa.

La zona del Balzo e quella analoga di Via Valle e Via Pozzo sono disposte su più livelli e una rete di corridoi e scale permette di “immergersi” – letteralmente – nella suggestiva atmosfera del borgo rupestre.

La foto (contesa) che ha fatto la storia

L’anziano pastore siciliano che indica a un soldato americano la strada presa dai soldati tedeschi in fuga è uno tra gli scatti più celebri catturati da Robert Capa durante la Seconda Guerra Mondiale. L’immagine è una delle “pietre miliari” della produzione del fotografo ungherese diventato cittadino degli Stati Uniti ed è al centro di un vera e propria disputa per la sua “paternità”.

Per la gente di Sperlinga è stata realizzata nella campagna intorno al borgo, in contrada Ponte Capostrà, mentre per gli abitanti di Troina ritrae il paesaggio della “loro” contrada Caucirì. Non solo. Anche l’identità del pastore è oggetto di discussione. I troinesi lo riconoscono come il compaesano Giovanni Maccarrone, ucciso dai tedeschi proprio per avere dato indicazioni agli americani. Gli sperlinghesi, da parte loro, lo identificano con Francesco Coltiletti.

Per certo, la foto è stata scattata il 6 agosto 1943 – al termine della battaglia di Troina – ed è considerata un emblema del pensiero di Robert Capa sulla guerra: “Un inferno che gli uomini si sono fabbricati da soli”.

Il “tortone” e la Dama dei Castelli di Sicilia

La storia e la tradizione sono una cosa seria a Sperlinga e il 16 agosto danno vita a una grande festa popolare. Tutto ha avuto inizio nel 1982. Nel settimo centenario dei Vespri Siciliani, gli abitanti del piccolo borgo hanno deciso di rendere omaggio al loro dolce tipico: il “tortone”.

Il nome può trarre in inganno, ma non si tratta di una grande torta, bensì di pasta del pane fritta e cosparsa di zucchero e cannella. La vulgata popolare racconta che a inventarla siano state le donne del paese, per non sprecare quello che avanzava dalla preparazione del pane e fare felici i bambini. La ricetta semplice – frutto di pragmatismo e necessità – è diventata un simbolo di Sperlinga e la sagra un vero e proprio fatto culturale.

La grande partecipazione e il significato sempre più importante della festa hanno fatto da volano alla manifestazione “La Dama dei Castelli di Sicilia”. La manifestazione è nata nel 1998 come sfida tra squadre di “cavalieri” sperlinghesi, che si affrontavano in giochi medievali per fare primeggiare la propria “principessa”. Poi, l’anno seguente, i giochi sono stati separati dalla proclamazione della “dama” e quest’ultima è diventata una competizione aperta a tutti i comuni della Sicilia che possiedono un castello.

All’inizio la manifestazione aveva luogo il 17 agosto, ma in seguito è stata a “accorpata” alla sagra del tortone. L’evento si è arricchito di ulteriori elementi – come il corteo storico e la rievocazione dei Vespri Siciliani – ed è diventato un appuntamento imperdibile non solo di Sperlinga, ma di tutta la Sicilia.

Sulle orme di San Felice da Nicosia

A poca distanza da Sperlinga, Nicosia è il paese natale di Filippo Giacomo Amoroso, conosciuto ai più come San Filippo da Nicosia. Il santo ha svolto per oltre quarant’anni servizio di apostolato mendicante e proprio il suo incessante peregrinare nel territorio tra i Nebrodi e le Madonie ha ispirato il “Cammino di San Felice”.

L’itinerario si snoda per una sessantina di chilometri ed è pensato per essere percorso a piedi in quattro giorni. Il tracciato ha come punto di partenza Tusa – nel primo entroterra tra Capo d’Orlando e Cefalù – e fa tappa a Pettineo, Motta d’Affermo, Mistretta e la Riserva Sambughetti Campanito, per poi concludersi a Nicosia. Sono inoltre previste due varianti per Castel di Lucio e la stessa Sperlinga.

Il Cammino di San Felice è stato creato dai frati francescani di Nicosia insieme a un gruppo di appassionati e guide e fa parte della rete delle “Vie Sacre di Sicilia”. Il tracciato può essere percorso liberamente oppure partecipando ai pellegrinaggi organizzati per seguire i passi del santo e vivere una esperienza di “vita, fede e cammino”.

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