Stonehenge, in Gran Bretagna, è il sito megalitico per antonomasia. Ma in giro per il mondo ne esistono molti altri e un buon numero si trova in Italia. Cosa si intende, però, quando si parla di “sito megalitico”? Nell’immaginario popolare sono tutti un “cerchio di pietre”. La realtà, invece, è più complessa.
La parola “megalito” indica una grande pietra o un insieme di pietre utilizzate per costruire un edificio o un monumento senza l’impiego di leganti. I megaliti prendono il nome di “menhir” quando sono dei monoliti conficcati nel terreno, squadrati o affusolati nella parte finale. Quando invece due monoliti verticali (“piedritti”) ne sostengono un altro piatto (“architrave”) si parla di “triliti” o di “dolmen”.
I due termini, però, non sono equivalenti. I triliti sono una struttura architettonica semplice, utilizzata a sé o come alternativa all’arco. I dolmen sono tombe preistoriche a camera singola, che in origine erano ricoperte, protette e sostenute da un tumulo. L’aspetto di “grandi tavoli” è dovuto al fatto che, nel corso dei millenni, gli elementi più effimeri si sono degradati ed è rimasto solo lo “scheletro” di pietra.
I menhir, i triliti e i dolmen possono essere disposti singolarmente, a gruppi o a formare dei cerchi. In quest’ultimo caso si parla di “cromlech” o “stone circle”. E proprio la collocazione delle imponenti pietre a formare varie geometrie costituisce uno dei loro grandi misteri. Cos’erano e a cosa servivano i siti megalitici? Tra le ipotesi più accreditate ci sono l’uso come osservatori astronomici e luoghi sacri e religiosi (legati al culto dei morti). Ma gli studi continuano.
Dalla Valle d’Aosta alla Sicilia, dalla Toscana alla Sardegna, in Italia esistono tanti e affascinanti esempi di menhir, triliti, dolmen e cromlech. Qui ne trovate sette da scoprire o (ri)scoprire in tutta Italia.