Oggi ti portiamo alla scoperta dell'itinerario manzoniano dei Promessi Sposi, fra i luoghi descritti dal romanziere nella sua celebre opera, nella sua Lombardia, tra Milano, Lecco e Monza. Un tour letterario per chi, in visita da queste parti, volesse passare per una visita a questi luoghi storici.

Milano
Il Lazzaretto
A Milano sono due i luoghi principali che hanno accolto le vicende de I Promessi Sposi. Uno dei più importanti è il Lazzaretto, un imponente edificio che venne costruito tra il Quattrocento e il Cinquecento come ricovero per i cittadini colpiti da malattie epidemiche.
Nel romanzo del Manzoni è la peste a popolare gli spazi del Lazzaretto, attraverso le scene crude che il romanziere milanese riesce a descrivere così vividamente.
Oggi, il Lazzaretto di Milano non esiste praticamente più. Sono rimasti solo piccoli frammenti delle mura, che si possono vedere in via San Gregorio.
Siamo nel quartiere di Porta Venezia, luogo dove sorgeva il ricovero per epidemici, in un vasto spazio che si trovava delimitato fra le attuali vie San Gregorio, Lazzaretto, Corso Vittorio Veneto e Corso Buenos Aires.
Altro piccolo reperto sopravvissuto è la chiesa di San Carlo al Lazzaretto, che si trovava al centro della struttura. Oggi, questo edificio a pianta ottagonale lo ritroviamo in Largo Fra Paolo Bellintani.
Lazzaretto di Milano
Forno delle Grucce
Una delle scene più 'pittoresche' de I Promessi Sposi è quella dell'assalto al Forno delle Grucce.
La popolazione milanese, inseguita dalla peste e affamata, non prende bene la decisione della revoca del calmiere sul pane. In aperta rivolta, la folla organizza l'assalto al forno, cercando di arraffare quanto più pane e farina possibili.
I fatti narrati dal Manzoni risalgono al giorno di San Martino del 1628, e il Forno delle Grucce si trovava nella Corsia dei Servi, oggi diventata il centralissimo Corso Vittorio Emanuele.
L'edificio fu tuttavia demolito nel 1919, non prima che i proprietari scrivessero una lettera di ringraziamento al Manzoni per aver dato popolarità al loro locale.
Monza
Convento della Monaca di Monza
Chiunque conosce la Monaca di Monza, ma forse non ricorderà molto bene le sue vicende. Colei che nel romanzo è Suor Gertrude, fu in realtà Suor Virginia, nata Marianna de Leyiva y Marino, figlia del conte di Monza.
La vicenda reale, ripresa dal Manzoni, provocò scandalo per via della relazione della monaca con il conte Gian Paolo Osio, durata per circa dieci anni. Scoperto il misfatto, il tribunale decise una pena alla monaca, rinchiudendola per 13 anni nel Ritiro di Santa Valeria a Milano, oggi demolito e un tempo accanto alla chiesa di Sant'Ambrogio.
A Monza resiste invece la chiesa di San Maurizio, sorta sull'ex convento di Santa Margherita, nella piazzetta omonima, dove Marianna fu introdotta alla vita monastica e ambientazione di gran parte delle scene romanzate che riguardano la travagliata monaca.
Convento di Monza
Lecco
Castello dell'Innominato
È il burattinaio che muove le fila dell'intera vicenda, il potente nobile senza nome a cui Don Rodrigo chiede aiuto per il rapimento di Lucia. Così come il proprietario, anche il castello in cui si rifugia non viene espressamente identificato nel romanzo.
Tuttavia, l'accostamento del potente innominato a Bernardino Visconti, personaggio reale da cui Manzoni ha tratto ispirazione, ha permesso di identificare anche il suo castello nella roccaforte di Somasca.
Un edificio ormai fatiscente, nel comune di Vercurago, ad oltre 400 metri d'altitudine, appena sotto l'estremità del ramo orientale del lago di Como.
Oggi, a testimonianza della struttura originaria sono rimaste le mura perimetrali, alcuni tratti dei bastioni e delle torri, nonché la scalinata che porta al castello, scavata direttamente nella roccia. Dalla sommità si può godere di un ampio panorama sul lago di Garlate e sul lago di Como, una veduta che, da sola, vale il 'prezzo del biglietto'.
Casa di Lucia e chiesa di Don Abbondio
Bisogna raggiungere Lecco per trovare quella che, a quanto dicono gli studiosi, corrisponderebbe alla casa di Lucia.
Seguendo le descrizioni del Manzoni, si è arrivati a identificare due luoghi, all'interno della stessa città , che ancora oggi si contendono questo titolo.
La prima, quella più accreditata, si trova nel quartiere di Olate. Si tratta di una casa privata, quindi non è disponibile a visite.
La seconda, invece, è ad Acquate, altro quartiere lecchese, che, come Olate, era, all'epoca del racconto, una località distaccata dal comune di Lecco.
Questo antico rustico ospita invece un osteria, per cui si può averne un assaggio solo da clienti del locale. Interessante come, al dubbio sulle due case, corrisponde una discussione parallela sulla chiesa di Don Abbondio.
Una viene rintracciata ad Olate, ad appena una cinquantina di metri dalla casa di Lucia, nella chiesa dei Santi Vitale e Valeria. L'altra ad Acquate, nella chiesa di San Giorgio. È in una di queste due chiese che (SPOILER), alla fine di tutte le tribolazioni, Don Abbondio celebrerà le nozze fra i due amanti.
Palazzotto di Don Rodrigo
Niente è più interessante e fascinoso che visitare l'avamposto del nemico. E, se all'Innominato Manzoni concede un ultimo momento di pentimento e conversione, Don Rodrigo rimarrà il dispotico signore artefice di molte delle complicazioni che investono i protagonisti.
Il celebre Palazzotto di Don Rodrigo si trova sempre nell'area di Lecco, precisamente sul promontorio dello Zucco.
La costruzione restò fedele alla descrizione del Manzoni fino al 1938, quando venne abbattuta e ricostruita sotto il nome di Villa Guzzi, oggi sede provinciale del CONI e quindi non visitabile.
Piccola curiosità : la costruzione dell'edificio originario avvenne ad opera della famiglia degli Arrigoni, che con i Manzoni, antenati di Alessandro, furono per lungo tempo in rapporto conflittuale. Uno dei motivi che fa supporre il perché l'autore del romanzo scelse questo luogo come sede del personaggio antagonista.
Convento di Fra Cristoforo
Figura fondamentale nel romanzo manzoniano, Fra Cristoforo è un frate cappuccino e il suo convento è più volte menzionato dal Manzoni stesso, che lo identifica nel rione di Pescarenico, sempre nel comune di Lecco.
Questa chiesa, dedicata ai Santi Lucia e Materno, è ancora oggi presente, con la costruzione originaria che risale alla seconda metà del Cinquecento.
Di questa si possono ancora ammirare l'altare ligneo ed alcuni particolari negli spazi del portico e del cortile interno, ma altre testimonianze artistiche successive sono ugualmente interessanti e mirabili per chi decide di dedicarle una visita.
Qui si conclude il nostro tour fra i luoghi manzoniani dei Promessi Sposi. Una splendida storia, di cui si può gustarne un assaggio con una visita nei paesi che ne hanno fatto da sfondo. Tieniti pronto a partire e, se ti va, condividi la tua esperienza con noi sui social, all'hashtag #vadoinFeries.